Focus sul "Bello e Ben Fatto" in Brasile

Estratto dal rapporto "Esportare la Dolce Vita" edizione 2025 del Centro Studi di Confindustria.

Si riporta di seguito un estratto con focus sul mercato brasiliano del Rapporto 2025 "Esportare la Dolce Vita | Bello e Ben Fatto: il potenziale del Made in Italy nel panorama internazionale".

Paese tra i più vasti ed eterogenei al mondo, il Brasile è la porta d’accesso all’America Latina. Le potenzialità della prima economia dell’area sudamericana sono inesauribili, come l’ambizione di milioni di brasiliani di continuare a crescere, al di là del tradizionale modello di sviluppo incentrato sullo sfruttamento delle risorse naturali e di un panorama sociale costellato da contraddizioni. Ed è proprio l’aspirazione – quella della crescente classe media – a fornire la spinta propulsiva alle vendite delle eccellenze italiane, fondate su una continua ricerca della qualità e della bellezza. Se nell’offerta di beni BBF l’Italia gode di un posizionamento competitivo di indubbio vantaggio, in termini di domanda il Brasile emerge sempre più come un partner commerciale strategico. Le importazioni di BBF sono quasi triplicate dal 2008, arrivando a 15,3 miliardi di euro nel 2023 e crescendo a un tasso medio annuo di poco inferiore al +7%, contro il +1,8% degli altri beni (Grafico 1A). Sono numeri che mostrano come l’espansione della domanda di beni BBF sia dettata tanto dall’espansione della classe media brasiliana, quanto dal cambiamento delle decisioni di consumo a favore di prodotti a elevato contenuto qualitativo. La domanda di questi beni in Brasile non è tuttavia solo vivace, ma anche più resiliente. La crescita dell’import di BBF registrata tra il 2008 e il 2023 mostra, infatti, una minore correlazione con il ciclo economico rispetto al resto delle importazioni (Fig. 1B). Si nota come, nei quindici anni in esame, in tutti i periodi di recessione l’import di beni BBF sia cresciuto (con l’unica eccezione del 2020), a fronte di cali anche a doppia cifra dell’import degli altri beni.

L’Italia ha finora colto le opportunità fornite dal mercato brasiliano, ma restano ampi margini di miglioramento. Le esportazioni di BBF sono raddoppiate negli ultimi dieci anni, arrivando a 688 milioni di euro nel 2024, con un’impennata nel 2022 e nel 2023 (Grafico1B). Si tratta di una dinamica superiore a quella dell’export complessivo verso il Brasile che, nonostante un buon recupero nell’ultimo triennio, è cresciuto a tassi in linea con quelli delle esportazioni italiane totali e inferiori a quelli osservati verso altri paesi a medio-alto reddito (Grafico 2A). Segnali positivi, ma ancora ben al di sotto del potenziale, per un mercato che vale solo l’11,9% del totale del Made in Italy esportato in Brasile.

Oltre la metà dei beni BBF venduti in Brasile afferisce al settore degli alimentari e bevande (Grafico 3). Eccellenze enogastronomiche italiane quali olio extravergine, pasta e vino, preparazioni alimentari, pomodori e mele sono le principali voci di export. Gran parte della crescita BBF negli ultimi dieci anni è spiegata proprio dal settore agroalimentare, con vendite che sono aumentate in media del +12% all’anno con poche battute d’arresto (Grafico 4). Il mercato dei prodotti agroalimentari è tra i più interessanti del panorama brasiliano, grazie al sempre più diffuso interesse per i prodotti salutari e con una forte identità territoriale, oltre che alla crescita del reddito disponibile. Ai fattori demografici ed economici si aggiunge l’impulso delle politiche del governo, che a marzo ha rimosso i dazi su un ampio spettro di generi alimentari, inclusi pasta e olio, al fine di supportare il potere d’acquisto delle famiglie in un contesto di elevata inflazione (cfr. paragrafo successivo). La spesa per alimentari e bevande è destinata a crescere a un tasso medio superiore al +6% nei prossimi cinque anni, raggiungendo il 13% del PIL brasiliano1. L’Italia è il secondo fornitore europeo del Brasile, dopo il Portogallo, con una quota di mercato dell’8,7% (Tabella 1).
L’Occhialeria è il secondo comparto BBF per importanza: seppur ancora di dimensioni contenute (domanda complessiva pari a 174 milioni di euro), l’Italia è il secondo fornitore dopo la Cina, con una quota di mercato di poco inferiore al 30% ed esportazioni complessive per 59 milioni di euro. Nonostante l’ottimo posizionamento competitivo, grazie all’elevata specializzazione del distretto veneto dell’occhialeria e della sua forte presenza nelle catene di vendita locale, la dinamica delle vendite in Brasile è stata stagnante dal 2015 e la performance degli ultimi tre anni insufficiente a recuperare i livelli pre-pandemia.

Più positiva la dinamica dell’Abbigliamento e tessile-casa, mercato da 2,1
miliardi di euro e uno dei principali traini dell’export nell’ultimo triennio, arrivando a rappresentare il 6,6% del totale dell’export BBF (49 milioni di euro). Cavalcare l’onda della diffusione dei canali digitali per la vendita di prodotti tessili di alta gamma, con la diffusione di piattaforme online e servizi di personal shopping, sarà cruciale per cogliere le opportunità di un mercato la cui spesa totale (sia di beni prodotti internamente che importati) è prevista crescere del +6% annuo nel prossimo quinquennio2. Il settore della Chimica, farmaceutica e cosmetica è stato tra i più stagnanti. Le esportazioni verso il Brasile sono ritornate a crescere dopo la pandemia, ma restando su livelli marginalmente superiori a quelli del 2015 (34 milioni di euro) e lasciando all’Italia una quota di mercato limitata (1,1%).

In un mercato che vale oltre 900 milioni di euro ma con un forte presidio cinese, l’Italia è riuscita a ritagliarsi una quota rilevante nel settore della Pelletteria. Le produzioni di alta gamma, con una componente importante di artigianalità e dal design ricercato, incontrano sempre più il favore della clientela brasiliana. Le esportazioni, cresciute a un tasso superiore al +13% in media all’anno dal 2015, sono arrivate a quota 33 milioni di euro, rappresentando poco meno del 5% dell’export BBF. A spiccare sono soprattutto borse e cinture in pelle. La tradizione conciaria dell’Italia è presente anche nel settore delle Calzature, altrettanto dinamico nonostante il lieve calo registrato nel 2024. Con un export da 25 milioni di euro, l’Italia vanta una quota di mercato del 6,9%, posizionandosi al quarto posto (dopo i prodotti asiatici) tra i fornitori del Brasile. Sebbene l’aumento del reddito disponibile e una maggiore attenzione alla qualità siano i principali fattori di spinta della domanda di prodotti conciari in mercati emergenti come quello brasiliano, le prospettive di breve periodo sono meno positive. La guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina sta inducendo Pechino ad attuare politiche commerciali particolarmente aggressive al fine di aumentare le esportazioni in destinazioni alternative agli Stati Uniti. In un momento di profonda trasformazione per il settore, tra calo del fatturato e dell’export complessivo (-8,5% nel 2024), queste dinamiche potrebbero aggravare il trend sfavorevole.

L’incertezza globale e le debolezze strutturali limitano la crescita dei consumi
Con un’economia aperta e dalle potenzialità solo parzialmente sfruttate, il
Brasile guarda sempre più all’Italia per le produzioni a elevato valore aggiunto. Tanto il quadro politico quanto quello macroeconomico gettano tuttavia delle ombre sulle prospettive di medio-lungo termine. L’economia brasiliana, sebbene da sola rappresenti quasi un terzo del PIL dell’America Latina, cresce a tassi modesti (+0,8% in media nell’ultimo decennio), insufficienti a contrastare le diffuse sacche di povertà. L’impronta protezionistica delle politiche economiche ha plasmato un tessuto industriale caratterizzato da una limitata competitività e bassa produttività del lavoro, con una generale carenza di manodopera qualificata e tecnologie in grado di dare impulso alla spinta innovativa.
Nonostante alcuni segnali congiunturali più positivi, grazie al contributo del settore agricolo e una politica fiscale espansiva (che ridesta timori sulla sostenibilità del debito pubblico), le debolezze strutturali sono destinate a pesare sulla performance nei prossimi anni. Le previsioni di Oxford Economics descrivono un percorso di crescita destinato a rallentare dal +3% al +2,6% nel 2025 e al +1,8% medio annuo nel prossimo triennio. Il contributo alla crescita dei consumi privati, che hanno sorpreso in positivo nell’ultimo periodo e si sono confermati traino dell’economia brasiliana negli ultimi anni, è atteso in diminuzione (Grafico 5). A pesare sui consumi saranno soprattutto l’incertezza globale (in particolare, gli impatti dell’escalation commerciale con gli Stati Uniti) e l’aumento dei tassi di interesse per la politica monetaria restrittiva della banca centrale.

L’aumento del reddito disponibile sosterrà le vendite di BBF nei prossimi
anni
Il dinamismo del mercato del lavoro e la sostenuta crescita dei salari reali
hanno supportato l’elevato livello di potere d’acquisto raggiunto nel post-Covid. Il patrimonio mediano dei brasiliani, infatti, è cresciuto di poco meno  del +10% solo nel 2024 e di quasi il +30% in media negli ultimi cinque anni3. Questo indica un rafforzamento delle fasce di lavoratori disposti non solo ad acquistare di più, ma soprattutto a comprare beni di qualità (e, per alcune fasce di prodotto, di lusso), come sono quelli BBF. Il recente aumento dell’inflazione, tuttavia, ha indotto una fase di aumento dei tassi di interesse da parte della Banca centrale e le prossime decisioni di politica monetaria potranno influenzare le scelte di spesa dei brasiliani quest’anno. Un altro fattore d’influenza è l’esposizione del real brasiliano alla volatilità del tasso di cambio nei confronti di valute internazionali (come l’euro), che potrebbe rappresentare un rischio al ribasso sulle prospettive dei consumi brasiliani per i prossimi anni. Tale vulnerabilità è comunque mitigata dal basso debito estero e dallo strutturale surplus commerciale, grazie alle esportazioni di materie prime agricole di cui è forte il Brasile. Le attese favorevoli incorporano anche un forte stimolo che potrà provenire dalla proposta di legge – presentata al Congresso a marzo dall’amministrazione Lula – volta a riformare il sistema di tassazione dei redditi, con l’obiettivo di renderlo più progressivo abbassando le imposte per le persone a medio-basso reddito e alzandole per i più ricchi. Se la riforma venisse approvata, si genererebbe un ampio impulso positivo sui consumi da parte della fascia media della popolazione e questa vivacità potrebbe supportare anche la domanda di BBF italiano.

La qualità e il design Made in Italy continuano ad attrarre coloro che hanno a disposizione maggiori mezzi da destinare a questa tipologia di spesa. Il mercato brasiliano, infatti, oltre a essere il primo in America Latina per numero di milionari (circa 433mila), conta 1,3 milioni di individui ad alto reddito e questo numero è atteso crescere a 1,5 milioni entro il 20304. Il settore del lusso in Brasile – di cui gioielli e orologi sono il principale segmento – continuerà a espandersi nei prossimi anni a un tasso composito medio annuo del +4,7tra il 2025 e il 2030. Il margine di crescita è ancora molto ampio considerando la dimensione che ha in altri mercati, come ad esempio negli Stati Uniti e in Cina, e uno dei motori delle vendite sarà il canale online5.

Nuova linfa arriverà dall’accordo UE-Mercosur
Opportunità per l’export italiano di beni BBF potranno arrivare dall’accordo di libero scambio tra Unione Europea e MERCOSUR (Mercado Común del Sur; EMPA) – che comprende, oltre al Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay. Dopo negoziati durati oltre vent’anni, l’intesa raggiunta rafforzerà e darà nuova linfa anche alle già solide relazioni commerciali tra Italia e Brasile, seppur vi sia incertezza sulle tempistiche dell’entrata in vigore6. I principali obiettivi riguardano l’eliminazione delle barriere tariffarie e non al commercio di beni (semplificando le procedure doganali e rimuovendo le barriere tecniche), l’eliminazione del trattamento fiscale discriminatorio sui beni importati, la facilitazione del commercio di servizi e quello delle piccole e medie imprese (PMI), e il miglioramento dell’accesso alle materie prime essenziali per l’economia dell’UE. Nello specifico, saranno gradualmente cancellati dazi sul 93% dei prodotti agricoli e sul 91% dei prodotti industriali europei esportati. Tra questi vi sono numerosi beni BBF che attualmente sono soggetti a elevate tariffe: come abbigliamento e calzature (dazi al 35%), alimentari e bevande – ad esempio, cioccolato (20%), vini (27%), liquori (tra il 20% e il 35%) e prodotti da forno (18%) – prodotti chimico-farmaceutici, gomma e plastica e arredamento (fino al 18%).

L’Italia sarebbe il maggior beneficiario tra i paesi membri con un aumento delle esportazioni totali di beni e servizi pari a 3,5 miliardi di dollari entro il 2036 (quota del 14% sul totale beneficio Ue), soprattutto nelle vendite di macchinari e apparecchiature, prodotti chimico-farmaceutici e tessile e abbigliamento. Si avrebbe anche un miglioramento netto del saldo commerciale rispetto a tutti e quattro i mercati, ma più consistente con il Brasile (+6 miliardi di dollari) grazie a un incremento delle esportazioni del +89%7. Inoltre, l’accordo prevede la protezione da possibili imitazioni per oltre 350 prodotti alimentari europei con denominazione di origine o indicazione geografica, favorendo il contrasto anche al fenomeno dell’Italian sounding8. I benefici si verificherebbero anche sull’aspetto degli investimenti, grazie a regolamenti più semplici e procedure doganali semplificate. Il governo brasiliano, peraltro, ha già approvato a gennaio 2025 una legge volta a modificare la tassazione indiretta con l’obiettivo di semplificare e aumentare la trasparenza per rendere il Brasile una destinazione più attrattiva per gli investitori esteri. Sono già 1.369 le imprese italiane nel paese verde-oro, in particolare operanti nei settori alimentare, tessile, nautico e dei materiali di rivestimento9 e gli investimenti diretti esteri (IDE) netti italiani in Brasile nel 2023 (ultimo dato disponibile) sono stati pari a 1,3 miliardi di dollari, il 70% di tutti gli IDE italiani
diretti in America Latina10.

Contatti

Area Internazionalizzazione e Commercio Estero, Federico Leva, tel. 0258370.398, e-mail federico.leva@assolombarda.it; Selena Pizzocoli, e-mail .

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