Orientamento professionale, connessione tra scuola e impresa, accessibilità dei percorsi di formazione. “Ecco le sfide del triangolo industriale Milano-Torino-Genova per i giovani”
La ricerca “Giovani e lavoro”, presentata questa mattina a Milano nella cornice di “Mi.To.Ge.NO”, mette a fuoco il rapporto tra i giovani e il mondo occupazionale in un momento storico segnato da incertezza, cambiamenti sociali e transizioni economiche.
Milano, 10 giugno 2025 - La ricerca “Giovani e lavoro”, presentata questa mattina a Milano nella sede di Assolombarda, mette a fuoco il rapporto tra i giovani e il mondo occupazionale, in un momento storico segnato da incertezza, cambiamenti sociali e transizioni economiche. L’indagine - a cura di Assolombarda, Confindustria Genova, Unione Industriali Torino ed Eumetra - si concentra, in particolare, su un campione di 1.800 giovani tra i 18 e i 26 anni e si estende, quest’anno, alle province di Genova, Torino, Milano, Pavia, Monza e Brianza e Lodi.
I risultati, illustrati nella cornice di “Mi.To.Ge.NO”, l’iniziativa promossa dalle tre Associazioni del Sistema Confindustria per sviluppare una piattaforma di confronto permanente per la crescita del Nord Ovest, offrono uno spaccato in cui valori e aspirazioni lucidamente delineati si affiancano a dubbi e tensioni.
“La ricerca restituisce un’immagine dinamica e realistica di una generazione sospesa tra ambizioni forti, consapevolezze acute e un contesto sociale ed economico non sempre all’altezza delle aspettative - ha dichiarato Alessandro Spada, Presidente di Assolombarda -. In un'Italia che invecchia la voce dei giovani assume un valore strategico, imprescindibile. Non possiamo permetterci di ignorarla, né di sottovalutarla. Se è positivo che istruzione e lavoro siano tra i valori cardine per i ragazzi, ciò che colpisce in negativo è che solo il 15% di loro individua la manifattura come motore dell’economia nazionale. Un dato che ci deve far riflettere sull’attrattività delle nostre imprese e che fa il paio con un altro risultato: il 19% dei giovani, in aumento rispetto al 13% registrato nel 2023, non sa in quale settore vorrebbe lavorare. È il segno che l’orientamento professionale, la connessione tra scuola e impresa, l’accessibilità dei percorsi di crescita sono ancora troppo deboli. Qui si apre lo spazio della corresponsabilità: scuola, università, imprese e istituzioni devono continuare a lavorare insieme, in modo strutturato, per restituire ai giovani una bussola credibile”.
«La fotografia che emerge dall’indagine sul rapporto tra i giovani dell’area Nord Ovest e il lavoro, oltre a evidenziare i segni di un momento storico contraddistinto da incertezza e trasformazioni importanti, delinea un panorama in cui coesistono forti aspirazioni, valori solidi e, al contempo, sintomi di smarrimento e insicurezza rispetto al futuro - ha commentato Giorgia Garola, Vicepresidente con delega Internazionalizzazione e Attrazione Investimenti Unione Industriali Torino -. Come Unione Industriali Torino, riteniamo che da questa lettura debba scaturire un impegno concreto delle nostre organizzazioni, teso non soltanto a rafforzare la connessione tra scuola e impresa, ma a rendere l’orientamento un processo strutturato, continuo e realmente accessibile a tutti. La sfida è culturale prima ancora che tecnica: dobbiamo rimuovere barriere informative e sociali che ancor oggi limitano le scelte di tanti ragazzi e ragazze. L’accessibilità ai percorsi formativi non è solo questione di offerta, ma anche di accompagnamento, di ascolto nonché di alleanze tra attori educativi ed economici. Oltre a colmare il mismatch tra domanda e offerta di competenze, dobbiamo perseguire l’obiettivo di dar vita a un ecosistema in cui i giovani si sentano concretamente protagonisti del sistema produttivo, in cui il lavoro sia vissuto come spazio di realizzazione personale e contributo attivo all’avvenire del Paese».
«Davanti a tendenze demografiche disastrose e alle difficoltà di trovare lavoratori da parte delle imprese, l’attenzione verso i giovani che approcciano il mondo del lavoro è cruciale - ha aggiunto Umberto Risso, Presidente di Confindustria Genova -. Questa attenzione è bene parta proprio dalle aspettative dei giovani e dal loro giudizio sul mondo delle imprese. Dalla ricerca emergono molte indicazioni confortanti, ma anche un po’ di disorientamento e alcuni dubbi. Nel panorama italiano le imprese, volenti o nolenti, stanno progressivamente assumendo sempre più un ruolo sociale al fine di superare le attuali carenze dei sistemi formativi, del welfare statale e dell’accompagnamento al lavoro. Gli sforzi fatti dal sistema imprenditoriale sono sotto gli occhi di tutti e siamo ben intenzionati a continuare a impegnarci in questa direzione, sia per garantire la nostra operatività sia per contribuire al miglioramento della struttura sociale, rendendo più attraente per i giovani vivere e lavorare sui nostri territori».
Istruzione e lavoro: pilastri imprescindibili per i giovani
Il 67% dei giovani considera l’istruzione un valore molto importante (secondo solo alla famiglia, al 74%), e per il 34% rappresenta addirittura il valore da mettere al primo o al secondo posto nel ranking. Per quanto riguarda l’istruzione, la componente femminile (73%) e i residenti nella provincia di Milano (72%) sono i due target che hanno espresso una preferenza sopra la media. Il lavoro si posiziona anch’esso tra i capisaldi: il 38% lo colloca tra i primi due valori personali, in crescita rispetto al 30% rilevato nel 2023. La connessione tra studio e futuro professionale è tangibile: il 56% sceglie il proprio percorso di studi in base all’interesse personale, ma il 44% si lascia guidare dalle prospettive di carriera, e il 38% dal desiderio di ottenere un impiego ben remunerato.
A livello territoriale, si evidenziano sostanziali differenze: le province di Milano e Monza e Brianza presentano percentuali particolarmente elevate di studenti convinti di iscriversi all’università (73% e 76% rispettivamente); nella provincia di Pavia il 44% degli studenti cercherà un’occupazione alla fine delle superiori. Inoltre, nelle province di Genova, Pavia, Torino e Lodi si registra una importante fetta di indecisi (46%, 37%, 34% e 31% rispettivamente).
Instabilità percepita e bisogno di certezze
I giovani intervistati che giudicano il proprio stato di benessere complessivo come nettamente positivo sono pari al 38%, una percentuale che risulta particolarmente bassa se confrontata con il dato Istat per la popolazione generale del Nord-Ovest Italia, che è pari al 48%. A fronte di tale condizione personale, probabilmente acuita da un contesto attuale molto complesso e con pochi punti di riferimento chiari, i giovani reagiscono cercando una stabilità nel mondo del lavoro. Infatti, il 31% dei ragazzi si immagina per il proprio futuro un lavoro da dipendente. Non manca però una volontà di essere protagonista, tanto che ben il 52% del campione si immagina imprenditore o libero professionista. Per quanto riguarda il luogo in cui i giovani vorrebbero lavorare, in tutti i territori di analisi, la preferenza più elevata (36% in media) è rappresentata dai rispettivi capoluoghi di regione, soprattutto per quanto riguarda Genova (39%) e Torino (38%) e in misura leggermente minore con riferimento a Milano (35%). La stabilità del posto di lavoro è ricercata soprattutto dai residenti della provincia di Genova (38%, vs 33% in media), rispetto alla possibilità di autonomia e responsabilità che è indicata solo dal 19% dei ragazzi della provincia (contro il 25% della media). I giovani della provincia di Torino mostrano un profilo differente: si posizionano sopra la media nel desiderare un posto di lavoro che dia la possibilità di essere autonomi e di assumersi responsabilità (26% degli intervistati), mentre sono sotto la media nella preferenza riguardante la stabilità del posto di lavoro (30%).
Estero: tra sogno, critica e opportunità
Il 60% dei giovani esprime insoddisfazione verso il sistema lavoro italiano, giudicato inadeguato a valorizzare competenze e titoli. In questo quadro, il 58% ritiene che l’estero offra migliori prospettive occupazionali, pur in calo rispetto al 68% del 2023. Tuttavia, l’attrazione rimane forte: il 51% dei laureati dichiara l’intenzione di trasferirsi fuori dall’Italia entro 18 mesi, principalmente per condizioni salariali e migliori opportunità di carriera. Europa e Regno Unito restano le mete preferite.
Manifattura e percezione economica: un settore in bilico tra innovazione e sfide narrative
Nonostante l’Italia sia la seconda potenza manifatturiera d’Europa, solo il 15% dei giovani individua in questo comparto il motore dell’economia nazionale, preferendogli il turismo (38%). Percentuale più alta della media (21%) se si considerano i residenti nei grandi centri urbani di Milano, Torino e Genova. Eppure, il 47% riconosce alle aziende manifatturiere un’alta richiesta di esperienza e competenze tecniche e il 40% le collega a buone opportunità per occupazioni sostenibili e stimolanti. Il termine “innovazione” è associato al settore dal 40% degli intervistati, ma cresce anche la percezione negativa: il 25% parla di “arretratezza”, in aumento rispetto al 2023.
Un quadro sfaccettato: flessibilità, indecisione, ma grande vitalità
La generazione intervistata si muove tra richieste di flessibilità e bisogno di punti fermi. Alla conciliazione tra vita privata e lavoro sono legati elementi come l’orario flessibile (47%), la disponibilità di tempo libero (41%) e la possibilità di lavorare in smart working (37%). Quest’ultimo è apprezzato per i suoi vantaggi gestionali (55%) e per il miglioramento della qualità della vita (51%), pur non esente da criticità relazionali e organizzative. Colpisce anche un certo grado di indecisione progettuale: il 19% non sa in quale settore vorrebbe lavorare (in aumento rispetto al 13% del 2023) e il 16% non ha preferenze geografiche. Questa incertezza, tuttavia, non si traduce in passività: il 76% dei giovani ha già avuto almeno un’esperienza lavorativa, anche saltuaria. Il 30% ha lavorato in ruoli tipici dell’occupazione giovanile (ristorazione, assistenza, promozione), evidenziando una disponibilità concreta a mettersi in gioco.
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