Quanto costa la burocrazia?

Osservatorio sulla Semplificazione di Assolombarda Confindustria Milano e Monza Brianza

 

I risultati
Il peso della burocrazia sul fatturato tocca il 4% per le piccole imprese (2,1% per le medie)
Il costo della burocrazia è stimato variare dai 108 mila euro per una piccola impresa ai 710 mila euro per un’azienda di medie dimensioni
In termini di tempo, gli adempimenti burocratici “costano” alle piccole e medie imprese, rispettivamente, tra i  45 e i 190 giorni da parte di un collaboratore dedicato
Tra le procedure esaminate (ci si è focalizzati sulle 10 principali), quelle ambientali risultano le più lunghe e complesse: reperire le informazioni di indirizzo sulle procedure ad esempio costa circa 50 ore/uomo, mentre compilare la domanda e gli allegati tecnici tra le 40 e le 120 ore/uomo. Altre 200 ore circa si perdono a causa della disomogeneità e mancata razionalizzazione dei controlli. L’esame e il rilascio delle autorizzazioni richiede da 1 a 5 anni, fino ad arrivare al caso estremo di una impresa farmaceutica che ha dovuto aspettare 40 anni per ottenere l’approvazione di una domanda di derivazione d’acqua. Tra i problemi alla base, la mancata digitalizzazione della procedura e la carenza di personale sufficientemente qualificato per la gestione degli allegati tecnici
Il metodo
quantificare il costo della burocrazia a partire dall’esperienza reale degli imprenditori
Per quantificare il costo effettivo della burocrazia sono state individuate dieci procedure amministrative “chiave”, in ambito di ambiente, edilizia, fisco, lavoro e previdenza e salute e sicurezza sul lavoro.
Successivamente, ogni procedura è stata mappata in fasi (es. definizione e avvio della procedura) e sotto-fasi (es. individuazione dell’autorità competente), e per ciascuna di esse sono state rilevate le ore/uomo necessarie al completamento.
Il “costo totale” risulta dalla somma di oneri amministrativi (ovvero, i costi legati al rispetto degli obblighi informativi e alle istanze di autorizzazione), eventuali costi aggiuntivi (es. aggiornamento software), costi delle consulenze e costi ombra, quali ad esempio i costi legati alla mancata messa in opera di un impianto, a causa di ritardi nelle autorizzazioni
Per stimare l’impatto della burocrazia sull’attività di impresa, sono stati infine presi in esame 4 casi studio, con riferimento a piccole e medie imprese dei settori della chimica e della meccanica. A seconda del settore di attività, diverse infatti sono le procedure coinvolte. A seconda della dimensione, abbiamo invece un diverso impatto di una stessa procedura.
L’inquadramento
Tutta questa burocrazia limita fortemente la competitività delle imprese italiane e l’attrattività del territorio
Le analisi condotte dalla Task-Force Semplificazione mettono bene in evidenza le difficoltà delle nostre imprese di fronte a una burocrazia lenta e complessa. La questione non è tanto quella di un eccessivo carico burocratico per sé, quanto delle complicazioni che ne derivano: confusione tra norme, discrezionalità nella loro applicazione, disomogeneità dei procedimenti, lunghezza dei tempi di gestione delle procedure, difficoltà di comunicazione tra imprese e PA
Non a caso, il 58% degli operatori finanziari internazionali ritiene che la prima causa del mancato investimento in Italia sia il carico normativo e burocratico (AIBE 2014). E’ evidente che alleggerire il carico burocratico che grava sulle imprese contribuirebbe ad attrarre capitali esteri sul territorio, specie in una fase di ripresa come quella attuale.
E l’Italia, secondo il Government Effectiveness Index 2013 della Banca Mondiale, si colloca venti punti al di sotto (67/100) della media OCSE (87/100), e trenta punti sotto la Germania (96/100). Al di là di queste (non trascurabili) differenze,  analisi Confindustria dimostrano che un incremento dell’1% dell’efficienza della PA porterebbe ad un aumento del PIL pro-capite dello 0,9%.

I risultati: Il peso della burocrazia sul fatturato tocca il 4% per le piccole imprese (2,1% per le medie)

  • Il costo della burocrazia è stimato variare dai 108 mila euro per una piccola impresa ai 710 mila euro per un’azienda di medie dimensioni.
  • In termini di tempo, gli adempimenti burocratici “costano” alle piccole e medie imprese, rispettivamente, tra i  45 e i 190 giorni da parte di un collaboratore dedicato.
  • Tra le procedure esaminate (ci si è focalizzati sulle 10 principali), quelle ambientali risultano le più lunghe e complesse: reperire le informazioni di indirizzo sulle procedure ad esempio costa circa 50 ore/uomo, mentre compilare la domanda e gli allegati tecnici tra le 40 e le 120 ore/uomo. Altre 200 ore circa si perdono a causa della disomogeneità e mancata razionalizzazione dei controlli. L’esame e il rilascio delle autorizzazioni richiede da 1 a 5 anni, fino ad arrivare al caso estremo di una impresa farmaceutica che ha dovuto aspettare 40 anni per ottenere l’approvazione di una domanda di derivazione d’acqua. Tra i problemi alla base, la mancata digitalizzazione della procedura e la carenza di personale sufficientemente qualificato per la gestione degli allegati tecnici.

Il metodo: quantificare il costo della burocrazia a partire dall’esperienza reale degli imprenditori

  • Per quantificare il costo effettivo della burocrazia sono state individuate dieci procedure amministrative “chiave”, in ambito di ambiente, edilizia, fisco, lavoro e previdenza e salute e sicurezza sul lavoro.
  • Successivamente, ogni procedura è stata mappata in fasi (es. definizione e avvio della procedura) e sotto-fasi (es. individuazione dell’autorità competente), e per ciascuna di esse sono state rilevate le ore/uomo necessarie al completamento.
  • Il “costo totale” risulta dalla somma di oneri amministrativi (ovvero, i costi legati al rispetto degli obblighi informativi e alle istanze di autorizzazione), eventuali costi aggiuntivi (es. aggiornamento software), costi delle consulenze e costi ombra, quali ad esempio i costi legati alla mancata messa in opera di un impianto, a causa di ritardi nelle autorizzazioni.
  • Per stimare l’impatto della burocrazia sull’attività di impresa, sono stati infine presi in esame 4 casi studio, con riferimento a piccole e medie imprese dei settori della chimica e della meccanica. A seconda del settore di attività, diverse infatti sono le procedure coinvolte. A seconda della dimensione, abbiamo invece un diverso impatto di una stessa procedura.

L’inquadramento: tutta questa burocrazia limita fortemente la competitività delle imprese italiane e l’attrattività del territorio

  • Le analisi condotte mettono bene in evidenza le difficoltà delle nostre imprese di fronte a una burocrazia lenta e complessa. La questione non è tanto quella di un eccessivo carico burocratico per sé, quanto delle complicazioni che ne derivano: confusione tra norme, discrezionalità nella loro applicazione, disomogeneità dei procedimenti, lunghezza dei tempi di gestione delle procedure, difficoltà di comunicazione tra imprese e PA.
  • Non a caso, il 58% degli operatori finanziari internazionali ritiene che la prima causa del mancato investimento in Italia sia il carico normativo e burocratico (AIBE 2014). E’ evidente che alleggerire il carico burocratico che grava sulle imprese contribuirebbe ad attrarre capitali esteri sul territorio, specie in una fase di ripresa come quella attuale.
  • E l’Italia, secondo il Government Effectiveness Index 2013 della Banca Mondiale, si colloca venti punti al di sotto (67/100) della media OCSE (87/100), e trenta punti sotto la Germania (96/100). Al di là di queste (non trascurabili) differenze,  analisi Confindustria dimostrano che un incremento dell’1% dell’efficienza della Pubblica Amministrazione porterebbe ad un aumento del PIL pro-capite dello 0,9%.

 

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