Giovani e lavoro: aspettative personali e lavorative dei giovani di Genova, Torino, Milano, Monza e Brianza, Lodi, Pavia
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A due anni di distanza dalla prima edizione, la ricerca “Giovani e lavoro” torna a indagare le aspettative personali e lavorative dei ragazzi tra i 18 e i 26 anni. Quest’anno il campione è stato allargato ai residenti delle province di Torino e Genova, oltre a quelli di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia, per un totale di 1.800 individui intervistati.
Istruzione e lavoro, due valori fondamentali
Il quadro che si delinea è particolarmente ricco, sia di punti di riferimento che si consolidano rispetto alla rilevazione di due anni fa, sia di sfumature da cogliere e leggere all’interno del contesto attuale.
Innanzitutto, l’istruzione e il lavoro si confermano due valori fondamentali e anche molto connessi tra loro. Nella scala dei valori ritenuti molto importanti per i giovani, l’istruzione è al secondo posto (indicato dal 67% del campione), dopo la famiglia e gli affetti (74%). Inoltre, per un terzo del campione (34%) è considerata il valore più importante, da mettere al primo o al secondo posto nel ranking. Anche il lavoro è in cima alla lista dei valori personali per il 38% dei ragazzi, una percentuale in aumento rispetto all’indagine 2023 (quando era al 30%).
Il legame tra istruzione e lavoro è molto sentito dai giovani e lo si evince in particolare da due risultati della ricerca: nella scelta del loro percorso di studi gli intervistati si fanno guidare dalla passione e dall’interesse personale verso gli argomenti (il 56% del campione), ma anche dalle prospettive di carriera (il 44%) e dall’ottenimento di un lavoro ben remunerato (il 38%). E, nella ricerca del lavoro, un titolo di studio attinente alle mansioni ricercate è considerato uno dei fattori considerati cruciali dal 41% dei giovani.
In un contesto complesso, i giovani cercano stabilità…
Se si chiede di valutare il proprio stato di benessere complessivo, ben un quarto dei 18-26enni delle province di Genova, Torino, Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia lo giudica come insufficiente. All’opposto, il 38% lo ritiene nettamente positivo, una percentuale che risulta particolarmente bassa se confrontata con il corrispondente dato rilevato dall’Istat nella sua rilevazione annuale sul benessere e riferito alla popolazione del Nord-Ovest Italia, che è pari al 48% .
A fronte di tale condizione personale, probabilmente acuita da un contesto attuale molto complesso e con pochi punti di riferimento chiari, i giovani reagiscono cercando una stabilità nel mondo del lavoro.
Infatti, il 31% dei ragazzi si immagina per il proprio futuro un lavoro da dipendente e la preferenza sale tra i laureati che hanno concluso gli studi (44%). Non manca però una volontà di essere protagonista, tanto che ben il 52% del campione si immagina imprenditore o libero professionista.
Inoltre, tra le caratteristiche prioritarie nella scelta del posto di lavoro si collocano ai primi posti una buona remunerazione (per il 40% del campione), la stabilità del posto di lavoro (33%) e buone opportunità di carriera (29%), tre elementi riconducibili a un bisogno di solidità per fronteggiare il futuro incerto. Più nel dettaglio, una buona remunerazione è ancora più importante tra i giovani che vivono nelle grandi città Milano, Torino e Genova (44%) e nella provincia di Monza e Brianza (47%) e tra i laureati che hanno concluso gli studi (48%).
A questi desiderata, si aggiunge anche la necessità di una “stabilità” nelle relazioni all’interno dell’azienda, soprattutto con i propri pari: in termini di clima e identità aziendale, il 53% del campione considera prioritaria la relazione con i colleghi e il 41% quella con i propri superiori. Invece, temi come la sostenibilità e la diversity e gender equality si confermano, così come nel 2023, caratteristiche secondarie: la questione di genere è indicata prioritaria soltanto dal 17% dei ragazzi, in calo rispetto al 23% del 2023.
A questa ricerca di stabilità, si affianca una certa indecisione nell’esprimere preferenze. Infatti, ben il 19% dei rispondenti non dichiara alcuna preferenza del settore in cui lavorare (era il 13% due anni fa).
Analogamente, il 16% dei ragazzi non predilige alcuna zona geografica (era il 10% nel 2023). In questo ambito, vale la pena soffermarsi per analizzare anche le altre opzioni di risposta: la preferenza più elevata è rappresentata dai rispettivi capoluoghi di regione, soprattutto per quanto riguarda Genova (39%) e Torino (38%) e in misura leggermente inferiore a Milano (35%). Anche nel confronto rispetto alla ricerca del 2023, il capoluogo lombardo risulta meno attrattivo, perdendo 6 punti percentuali.
Infine, al 37% dei giovani piacerebbe lavorare in grandi realtà (grandi aziende o multinazionali estere), specialmente tra i laureati che hanno concluso gli studi (47%), ma anche in questo caso, la fetta di rispondenti che dichiara di non avere preferenze o di non sapere ancora in quale tipologia di azienda voler lavorare è elevata: si tratta di più di un quarto del campione.
Tale indecisione non va letta, tuttavia, come una paura di mettersi in gioco. Infatti, il 76% dei giovani ha svolto, durante gli studi, una qualche esperienza lavorativa, anche occasionale e per brevi periodi. E di questi, il 30% ha lavorato come cameriere, barista, lavapiatti e cassiere, baby sitter o promoter e hostess nelle fiere.
… ma anche flessibilità organizzativa
Per le nuove generazioni, la conciliazione tra vita privata e lavoro passa attraverso la richiesta di flessibilità oraria (47%), di avere tempo libero (41%) e di fare smart working (37%). Alla domanda diretta se si è interessati a lavorare in smart working, oltre la metà del campione risponde affermativamente (soprattutto nei laureati e nella componente femminile degli intervistati) e ne riconosce gli indubbi vantaggi, ma anche alcuni chiari limiti.
Tra i vantaggi, si ritrova la possibilità di gestire meglio le assenze (molto importante per il 55% dei rispondenti) e di migliorare la qualità della vita (51%). Dall’altro lato, alcuni segnalano l’impatto negativo sugli aspetti relazionali (28%) e sull’attitudine al lavoro di squadra (26%), altri sull’efficienza del lavoro (20%) e sulla possibilità di fare carriera (19%).
L’estero si conferma meta di opportunità lavorative
Nell’articolato e sfaccettato panorama dei 18-26enni l’attrazione verso l’estero è un aspetto che rimane saldo nel confronto con la rilevazione di due anni fa.
La leva delle opportunità lavorative fuori dall’Italia è rintracciabile in diverse risposte al questionario. Si rileva, prima di tutto, un’insoddisfazione verso il “sistema paese Italia” nella ricerca di un lavoro adeguato e corrispondente alle proprie competenze (60% del campione). Le cause sono: per il 51% di coloro che dichiarano insoddisfazione, la difficoltà di entrare nel mondo del lavoro per chi non ha esperienza (ancora più sentito da parte degli studenti delle scuole superiori e dei laureati che stanno ancora studiando), per il 38% la tendenza delle imprese a privilegiare contratti brevi (soprattutto per i laureati che hanno concluso gli studi) e per il 33% lo scarso riconoscimento dei titoli di studio anche in termini di retribuzione.
L’estero, invece, per il 58% dei giovani offre maggiori opportunità di trovare un lavoro adeguato alle proprie aspettative. Tuttavia, questa percentuale, se confrontata con il dato del 2023, è in contrazione di 10 punti, mentre è in aumento la fetta di coloro che ritengono che l’estero e l’Italia offrano uguali possibilità lavorative (34%). Tra le destinazioni predilette, l’Europa e il Regno Unito rimangono in cima alla lista, mentre gli Stati Uniti hanno perso attrattività rispetto a due anni fa.
Nonostante questo maggiore equilibrio che vedono tra le opportunità lavorative all’estero e quelle in Italia, i giovani delle province di Genova, Torino, Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia esprimono comunque il forte desiderio di fare esperienze oltre il confine nazionale. Più del 40% dei giovani ha già vissuto all’estero per motivi di studio (soprattutto laureati e residenti nella provincia di Milano) e un ulteriore 43% vorrebbe farlo in futuro. Inoltre, più di un terzo del campione (51% se si considerano i soli laureati) dichiara che andrà a vivere all’estero nel prossimo anno e mezzo, per ragioni incentrate sul lavoro: il 38% di essi lo farà per le condizioni di lavoro in termini di stipendio, benefit, e orari e il 35% per le maggiori opportunità di carriera.
Il turismo è considerato l’attività trainante dell’economia italiana, mentre piccola industria e artigianato sono i settori che presenteranno le maggiori difficoltà in futuro
La ricerca si completa con un’analisi della percezione sul contesto economico italiano, in particolare sul settore manifatturiero.
Nonostante il 45% dei 18-26enni delle province di Genova, Torino, Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia sia consapevole che l’Italia è la seconda potenza manifatturiera d’Europa dopo la Germania, il turismo viene indicato come l’attività trainante dell’economia italiana dal 38% del campione, mentre il settore manifatturiero soltanto dal 15% degli intervistati.
Anche nei prossimi cinque anni il turismo è considerato uno dei settori con le migliori prospettive (29% del campione), mentre la piccola industria e l’artigianato e il settore manifatturiero sono quelli che presenteranno le maggiori difficoltà per il 40% e il 22% dei rispondenti rispettivamente.
I giovani connotano la manifattura come un settore specializzato e innovativo, ma cresce la percezione di arretratezza
All’immagine della manifattura, i giovani associano la parola “specializzazione” (per la metà delle risposte) e la parola “innovazione” (40%), soprattutto coloro che sono laureati. Tuttavia, c’è anche chi (25%) la riconduce al termine “arretratezza” ed è in aumento rispetto all’indagine del 2023.
A conferma di tale percezione di specializzazione e innovazione, quasi la metà dei giovani intervistati ritiene che le aziende manifatturiere richiedano oggi un sempre maggiore livello di esperienza e competenza tecnica (47%) e offrano buone opportunità per impieghi legati alla sostenibilità ambientale (40%) e, più in generale, per mansioni interessanti e stimolanti (40%). Quest’ultimo aspetto registra un aumento rispetto al risultato del 2023, pari al 33%.
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