Uniti per il rilancio dell'industria Comunicato stampa

Uniti per il rilancio dell'industria

Confronto in Assolombarda sul ruolo dell'industria manifatturiera per la ripresa.

 

Milano, 27 novembre 2014 – Si è tenuta oggi in Assolombarda, così come in altre 60 città italiane, la giornata promossa da Federmeccanica per la presentazione dell’indagine congiunturale trimestrale sull’industria metalmeccanica italiana. E’ stata l’occasione per sottolineare l’importanza di un comparto che rappresenta il cuore pulsante dell’industria manifatturiera italiana e per lanciare un messaggio unitario per promuovere una nuova stagione di sviluppo, perché senza industria non ci sono posti di lavoro, non c’è produzione di ricchezza e quindi benessere.

Il quadro nazionale

In Italia si contano oltre 135.000 imprese metalmeccaniche: di queste, poco meno di 40.000 operano in Lombardia e 10.000 a Milano. Per dimensione di occupati, con circa 1,8 milioni di persone, l’Italia è seconda solo alla Germania e molto più avanti di paesi come Francia e Regno Unito: le imprese metalmeccaniche lombarde danno lavoro a quasi 500.000 lavoratori, quelle milanesi a 100.000.

Nel nostro Paese l’industria metalmeccanica contribuisce per circa l’8% alla formazione del PIL e per quasi la metà alla creazione della ricchezza del settore manifatturiero. L’export metalmeccanico rappresenta oltre la metà di quello manifatturiero e produce un attivo nell’interscambio commerciale pari a 65 miliardi di euro.

Federmeccanica - Tavolo relatoriIl settore metalmeccanico però continua a soffrire come emerge l’indagine congiunturale di Federmeccanica che nel terzo trimestre dell’anno ha registrato una diminuzione della produzione dell’1,5% rispetto al precedente trimestre e dell’1,9% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente: risultati ben peggiori rispetto agli altri paesi europei (+1,2% in media), pure interessati da una fase di sostanziale rallentamento.

Rispetto al primo trimestre del 2008 la produzione metalmeccanica ha perso circa il 32% dei volumi produttivi e un quarto del capitale fisso installato. E purtroppo il 25% del potenziale è andato perduto per sempre a causa delle chiusure.

Su questi risultati pesa la stagnazione della domanda per beni di consumo e l’ulteriore diminuzione di quella per beni di investimento. Gli investimenti in macchinari e attrezzature si sono ridotti del 26% e i consumi di beni durevoli del 29%. Le vendite all’estero sono andate meglio, grazie alla capacità delle imprese di riorientare l’attività e fronteggiare i concorrenti. Tra gennaio-agosto dell’anno in corso le esportazioni sono aumentate solo dello 0,8%, risentendo della debole congiuntura europea e delle tensioni internazionali. Le esportazioni metalmeccaniche verso Cina e Usa (+12,4% e +13,7%) aumentano grazie anche all’indebolimento dell’euro.

I risultati confermano anche il trend negativo delle dinamiche occupazionali: solo nei primi 8 mesi dell’anno si è perso l’1,1% dei posti di lavoro nelle imprese con oltre 500 addetti, mentre le ore di CIG autorizzate sono state pari a 327 milioni, vale a dire +1% rispetto ai livelli già record dell’anno precedente.

“Per rilanciare il Paese - ha dichiarato Paolo Bontempi, Presidente Gruppo Metalmeccanici di Assolombarda - è indispensabile un salto di qualità che deve vedere come protagonisti le imprese, i lavoratori e chi li rappresenta perché l’evoluzione delle fabbriche non sarà solo tecnologica ma anche sociale e saremo chiamati a ripensare l’organizzazione del lavoro. L’industria metalmeccanica ha sostenuto il sistema paese rinnovandosi ed innovando e ha enormi potenzialità ancora inespresse per vincere le sfide competitive guardando al futuro ed alle nuove tecnologie”.


Il quadro milanese e lombardo

La Lombardia è la prima regione italiana in termini di export: i 108 miliardi complessivi realizzati nel 2013 rappresentano il 28% del totale nazionale. L’export metalmeccanico lombardo, in particolare, vale oltre 60 miliardi di euro e pesa per il 33% sul totale dell’industria metalmeccanica nazionale.

Pur con qualche affanno durante la crisi, la Lombardia mantiene un posizionamento a livello mondiale paragonabile alle grandi regioni tedesche (Baviera e Baden-Wurttemberg) con una quota di mercato sul totale mondiale dello 0,8%, comparabile all’1,2% delle regioni tedesche.

“L’Italia e la Lombardia continuano a vantare una buona competitività a livello internazionale in termini di export - ha dichiarato Michele Angelo Verna, Direttore Generale di Assolombarda - nonostante le difficoltà derivanti dal perdurare di questa profonda crisi. E il manifatturiero, che ha radici ben solide nel tessuto imprenditoriale lombardo e italiano, è il motore principale delle esportazioni”.

Tra i Paesi del G20, l’Italia è il 4° paese per surplus commerciale (esclusa l’energia), dietro solo a Germania, Cina e Sud Corea. Tra le eccellenze italiane del Made in Italy nel mondo, non ci sono solo i settori tradizionali (moda, arredo-casa, alimentare), ma si fa sempre più strada la meccanica. In Italia l’export della sola meccanica vale 1,6 volte la moda.

Federmeccanica - Michele Verna “Siamo convinti che non ci sia futuro senza sviluppo del manifatturiero – continua Verna – su questo fronte siamo impegnati con tre progetti del nostro piano strategico per “Far volare Milano”: “Sviluppo del manifatturiero”, “Internazionalizzazione delle imprese” e “Match making innovazione”.

“Più nel dettaglio vogliamo supportare la crescita delle imprese ad esempio focalizzando l’attenzione sul medium-high tech e sulle multinazionali tascabili, che ci permettono di competere a livello internazionale, oppure promuovendo l’adozione in tutte le nostre imprese delle nuove tecnologie dell’Industry 4.0, una rivoluzione già iniziata a livello mondiale e che rappresenta una sfida che non possiamo mancare” – conclude Verna.

 

Il quadro congiunturale lombardo e milanese

Il quadro congiunturale lombardo e milanese si è indebolito nel corso del 2014 e le aspettative delle imprese riguardo alla chiusura dell’anno si sono via via ridimensionate, ma non mancano segnali di tenuta. E’ quanto emerge dall’indagine sull’andamento del fatturato 2014 e sulle previsioni 2015 che il Centro Studi Assolombarda ha appena condotto su un campione di 430 imprese milanesi associate del manifatturiero, del terziario innovativo e della distribuzione industriale.

Dall’indagine, infatti, emerge che il 38% delle aziende prevede di chiudere il 2014 con fatturato in aumento: una buona quota di imprese, ma una quota in ridimensionamento rispetto all’aprile scorso, quando il 45% delle imprese intervistate stimava un aumento del fatturato 2014. In più, rispetto alla rilevazione effettuata nell’aprile scorso, è aumentata la quota di imprese che prevedono una diminuzione del fatturato 2014 (al 29% ad ottobre 2014 dal 15% di aprile 2014).

Per il 2015 le previsioni formulate dalle nostre imprese sono improntate alla cautela. Il fatturato 2015 è previsto stabile da ben il 41% delle imprese e il segnale di forte cautela è ulteriormente rafforzato dalla percentuale insolitamente elevata, pari al 10%, di “non risposta”.

Tra le imprese analizzate, quelle esportatrici prevedono di chiudere meglio il 2014 rispetto a quelle che si rivolgono solo al mercato interno: il 42% delle imprese esportatrici prevede un miglioramento del fatturato 2014 rispetto al 2013; contro il 34% delle imprese attive solo sul mercato interno.

Le aziende esportatrici sono più caute per il 2015 con un fatturato  previsto in aumento dal 37%, contro il 42% delle imprese non esportatrici.

 

Fonte: Centro Studi Assolombarda

 

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