Milano, una metropoli per innovare, crescere, sognare

Rapporto sulla città MILANO 2017 della Fondazione Ambrosianeum.

In sintesi

Il Rapporto 2017 racconta l’innovazione come fenomeno urbano e sociale, basato in larga misura sulla costruzione di nuove relazioni e studiata come fenomeno dai mille volti. In particolare, declina il termine innovazione secondo tre direttrici.

 

1. L'innovazione è senza storia?
No, in realtà la storia dell'innovazione è lunga, sia come fenomeno sia come concetto. Storicamente è riemersa ciclicamente nei periodi di crisi. Il “nuovo” infatti, è spesso visto come un modo per bypassare le eredità della crisi.

“Innovation is now a city-based phenomenon!” è uno degli slogan più diffusi nelle maggiori capitali mondiali. Ma come nasce il rapporto tra città e innovazione?
Da un lato, la concentrazione di risorse intellettive, economiche, tecnologiche, culturali, sociali e di responsabilità politiche, dall’altro, l’addensarsi nei territori urbani delle problematiche legate alla condivisione dello spazio metropolitano da parte di milioni di persone, rendono “globali” le scelte operate a livello “locale”, rendendo le città straordinari laboratori di cambiamento e innovazione.

Milano è un contesto favorevole all'innovazione, ma è anche qualcosa di più: ne è il motore che coinvolge tutti gli attori della città. L’atmosfera dell’innovazione che la caratterizza ce ne fa assumere gli elementi quasi senza accorgercene.

 

2. Come riconoscere l’innovazione? Come definirla?
I processi di innovazione sono diversi e toccano molti campi. L'innovazione tecnologica fa da protagonista, ma non è la sola. Essa collega il sapere al fare, i cui effetti si dispiegano sul piano economico, sociale, culturale, istituzionale. In particolare, l’innovazione tecnologica non è per Milano un valore ripiegato su di sé in modo autoreferenziale, ma al contrario, è un “fattore abilitante”, un elemento chiave per migliorare i processi e gli stili di vita, per trattenere le imprese e il capitale umano, per creare nuova imprenditorialità e rinnovare l’occupazione.



3. L'innovazione è sempre positiva, sempre buona?
Non è necessariamente vero. Ci sono degli elementi di criticità e di ambivalenza in merito all’inclusione su cui ha senso ragionare:

  • L’estensione dei benefici dell’innovazione: tutti vanno abilitati alla partecipazione. Le linee di confine tra inclusi ed esclusi, vincenti e perdenti, centro e periferia, competizione e solidarietà, innovazione e tradizione, giovani e anziani non devono essere né nette né tracciate una volta per tutte
  • La valutazione ex post dell'innovazione: fondamentale per misurare se essa sia stata in grado di dare risposte ai bisogni sociali insoddisfatti e soprattutto come abbia trasformato le relazioni sociali tra gli attori coinvolti 
  • Il finanziamento e la governance: due nodi aperti. Se da un lato le dinamiche botton up e top down non sono riuscite a spiegare i processi in atto, è anche vero che i meccanismi reticolari di connessione tra gli attori in campo sono plurimi, penalizzati e favoriti dallo spontaneismo con cui nascono.

 

La sintesi del volume è disponibile al seguente link: sintesi del rapporto.

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