La condizione giovanile in Italia

Rapporto Giovani 2016.

In sintesi

Ogni anno l'Istituto Giuseppe Toniolo dell'Università Cattolica del Sacro Cuore offre un quadro della condizione giovanile in Italia attraverso la pubblicazione del report Rapporto Giovani. La ricerca è basata su un campione di 9.000 giovani italiani tra i 18 e i 32 anni e i temi chiave dell'indagine sono il lavoro, la felicità, le istituzioni, l'Europa e le figure di riferimento. Nel 2015 l’indagine è stata estesa in ambito internazionale, su campioni rappresentativi di giovani residenti nei principali paesi comunitari (Germania, Spagna, Regno Unito, Francia)

Scuola

La valorizzazione del capitale umano costituisce un fattore determinante per lo sviluppo di ogni società. Purtroppo, nel panorama europeo l'Italia è contraddistinta da una quota di abbandoni più elevata. Infatti è caratterizzata da una quota di early school leavers* più elevata della media europea, mentre è inferiore la percentuale di laureati nella fascia di età 30-34 anni.

«Early school leavers*» e giovani laureati

UE28 Italia Nord

Quota di early school leavers (18 - 24 anni)

11,2 15,0 12,0

Quota di persone di 30-34 anni che hanno conseguito un titolo di studio

38,0 23,9 25,3

*giovani tra i 18 e i 24 anni che non hanno un titolo di studio di scuola superiore e non frequentano più la scuola

Fonte: Istat

La scelta di frequentare o meno un corso universitario è influenzata da diversi fattori: quello predominante è la motivazione personale, ma sono ugualmente influenti le aspettative della famiglia e i costi per l'accesso all'istruzione universitaria.

fattori

Lavoro e mobilità

La crisi economica ha avuto un impatto sulle nuove generazioni: secondo stime del Fondo Monetario Internazionale, senza forti azioni di rilancio, saranno necessari 20 anni per riassorbire gli effetti negativi della crisi sull'occupazione.

tassi di occupazione

In Italia la percentuale di NEET è tra le più alte in Europa, caratterizzata da una dinamica superiore a quella europea: la % di NEET 15-29 anni in Italia è cresciuta dal 19,3% del 2008 al 26,2% del 2014, mentre in UE28, nello stesso arco temporale, la quota è aumentata in misura inferiore, passando dal 13,0% al 15,4%.

Secondo i dati del rapporto il 45% dei giovani italiani considera la mobilità all'estero una necessità per trovare migliori opportunità di vita e di lavoro (contro il ben più basso 5,6% dei tedeschi e il 7,7% dei britannici). I giovani italiani che effettivamente sono stati all'estero rappresentano il 31,4% (20,4% per motivi di studio, 11% per motivi di lavoro), mostrando una propensione alla mobilità per lavoro/studio ben più elevata dei coetanei francesi, tedeschi e britannici.

Ma quali sono le mete preferite? Poco meno di un terzo dei giovani italiani che hanno svolto un'esperienza all'estero hanno scelto il Regno Unito.

paesi di destinazione

La condizione occupazionale, per un giovane, ha effetto sul processo di formazione di una famiglia: in Italia l'età media di uscita dalla casa dei genitori è pari a circa 30 anni, un passaggio mediamente più posticipato rispetto ai coetanei europei. Le conseguenze, che potrebbero apparire limitate alla sola componente giovanile (posticipazione della formazione di una famiglia e conseguente rinvio del primo figlio) si riflettono in realtà sull'intera popolazione: bassi tassi di fecondità e un processo di invecchiamento sempre più sostenuto fanno sì che l'Italia appaia meno competitiva anche in termini di mercato del lavoro.

livello fecondità

Questi e molti altri temi (confronto multiculturale, fruizione del tempo libero, interesse per le startup innovative e per la share economy) sono trattati nel rapporto 2016.

Altro materiale relativo al report è disponibile al seguente link: rapporto giovani 2016.

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