Il cittadino italiano istante si è trasferito all'estero dal 1° gennaio 2023 per svolgere un'attività di lavoro dipendente presso una società estera e, durante il periodo di residenza all'estero, ha continuato a svolgere attività di collaborazione coordinata e continuativa per incarico di insegnamento presso una Università italiana, lavorando sia da remoto che in Italia, intende trasferirsi in Italia dal 2026 per la lavorare presso una società non controllata o collegata al precedente datore di lavoro estero.
In tal caso, il soggetto potrà fruire al rientro in Italia del regime impatriati con esclusivo riferimento al reddito derivante dall'attività che intende svolgere e, a tal fine, non rileva la circostanza che al rientro continuerà a svolgere anche l'attività di collaborazione coordinata e continuativa con l'Università.
Resta fermo che l'Istante non potrà, invece, applicare al reddito derivante da tale ultima attività il regime impatriati, in quanto si tratta di un'attività svolta per lo stesso datore di lavoro per cui aveva lavorato quando era residente all'estero e per il quale aveva lavorato in Italia prima dell'espatrio.