Assolombarda, Biffi: “Nasce progetto ‘ForgIA’ per rendere l’IA motore dell’industria: con un +10% di produttività delle PMI, il territorio genera +2,4 miliardi. Legge di Bilancio, serve coraggio per destinare più risorse possibili all’innovazione”
Prima Assemblea Generale per il Presidente Alvise Biffi
Milano, 13 ottobre 2025 - Si è svolta, presso il Teatro Dal Verme, a Milano, l’Assemblea Generale 2025 di Assolombarda. L’assise, dal titolo “ReThinking Industry”, è stata dedicata alla produttività e all’impatto dell’innovazione e, in particolare, dell’intelligenza artificiale sulle imprese. Sono intervenuti Alvise Biffi, alla sua prima Assemblea da Presidente di Assolombarda; Giuseppe Sala, Sindaco di Milano; Attilio Fontana, Presidente di Regione Lombardia; Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy; Emanuele Orsini, Presidente di Confindustria; Roberto Cingolani, Amministratore Delegato e Direttore Generale Leonardo. Ha chiuso i lavori l’imprenditore visionario e pioniere del tech di fama internazionale, Dhiraj Mukherjee, cofondatore di Shazam e partner strategico di realtà globali come OpenAI e Google.
LA SINTESI DELLA RELAZIONE DI ALVISE BIFFI, PRESIDENTE DI ASSOLOMBARDA
“NODO PRODUTTIVITÀ, NEGLI ULTIMI 10 ANNI ITALIA RIMASTA FERMA MA IL TERRITORIO RIMANE LOCOMOTIVA”
“La produttività è da un trentennio il nodo alla base della scarsa crescita economica del nostro Paese. Negli ultimi dieci anni, la crescita media annua della produttività in Italia è stata pari a zero. Se si scompone il decennio in due periodi, l’andamento complessivo si mantiene stagnante, con una lieve progressione del +0,1% in media annua per il primo quinquennio 2014-2019 e una leggera flessione del -0,1% dalla pandemia ad oggi. Tutto questo mentre, nello stesso arco temporale di dieci anni, l’Unione Europea cresceva di circa +0,7% annuo e gli Stati Uniti avanzavano al passo del +1,3%. In altre parole: noi siamo rimasti fermi, quando contemporaneamente i nostri partner correvano. Eppure, il nostro territorio continua a essere la locomotiva del Paese. La prima regione d’Italia per imprese (965 mila), per occupati (3,9 milioni) e per PIL (503 miliardi di euro annui). E gran parte di questi numeri si concentrano nel Quadrilatero di Assolombarda: 516 mila aziende, 2,1 milioni di lavoratori, 299 miliardi di euro di ricchezza prodotta ogni anno, circa un settimo del PIL nazionale”.
“PIL LOMBARDO, RITMI MODESTI: NON ACCONTENTARSI DI UNA CRESCITA PROSSIMA ALLO ZERO-VIRGOLA”
“Ma attenzione: anche la locomotiva, se non accelera, rischia di essere superata. Per quest’anno si prevede che il PIL lombardo cresca ancora, ma di un magro +0,6% e le aspettative per il prossimo anno restano contenute al +0,8%. Ovviamente, l’instabilità globale pesa sui risultati delle imprese, in particolare sulla manifattura, e questo è evidente negli indicatori più recenti: in primavera la produzione industriale indulge su un debole +0,6% annuo e la domanda estera flette in valore del -0,3%. Per il nostro Quadrilatero - Milano, Monza Brianza, Lodi e Pavia - si prospetta una progressione maggiore, con un PIL in espansione al +1,2% nel 2025. Sono ritmi troppo modesti per chi vuole restare protagonista. Non si può tornare ad accontentarsi di una crescita prossima allo ‘zero-virgola’”.
“ALLARME DAZI E CAMBIO EURO-DOLLARO: A RISCHIO 900 MILIONI DI EURO DI VENDITE ESTERE NEL TERRITORIO, UNA CIFRA CHE PUÒ TRIPLICARE”
“Rischiamo di essere frenati da ostacoli esterni. Si pensi ai dazi imposti dall’amministrazione americana: nuove barriere che colpiscono proprio i settori dove l’Italia è più forte e che rischiano di trasformare in zavorra ciò che dovrebbe spingerci avanti. Nel breve periodo l’impatto sulle imprese italiane è di oltre 7 miliardi, una perdita che rischia di essere ben più dolorosa nel lungo periodo, perché il pericolo reale è che i nostri prodotti vengano sostituiti. Guardando al nostro territorio, oggi sono a rischio 900 milioni di euro di vendite estere, ma nel lungo termine questa cifra può quasi triplicare. Queste stime tengono conto dell’impatto diretto dei dazi, ma anche dell’attuale debolezza del dollaro sull’euro che agisce come un ‘dazio implicito’ per le nostre imprese. E allora serve una visione chiara, che vada oltre la logica dei ristori. È urgente investire in innovazione e qualità per rendere sempre più strategico il Made in Italy e il Made in Lombardy nelle catene globali. E occorre diversificare i mercati – dal Mercosur all’India, fino al Golfo Persico, passando dal Canada – per ridurre le dipendenze e cogliere le opportunità della nuova geografia economica. Questo vale soprattutto in tempi di turbolenze geopolitiche e revisione delle strategie localizzative delle imprese. L’obiettivo, infatti, deve essere quello di rendere il nostro Paese, con i nostri territori in prima linea, un’area straordinaria dove produrre e investire”.
“PIÙ INVESTIMENTI IN RICERCA E SVILUPPO: MANCANO 9 MILIARDI PER PAREGGIARE LE RISORSE DEI COMPETITOR”
“È proprio in momenti come questi che bisogna guardare avanti e investire per accrescere il potenziale economico. In Lombardia vengono canalizzati in Ricerca e Sviluppo l’1,19% del PIL, meno di 6 miliardi di euro, mentre regioni europee comparabili sono già oltre il doppio. Il nostro obiettivo deve essere il 3% e mancano circa 9 miliardi per arrivarci. Una cifra elevata, ma non impossibile che dovrebbe essere considerata nelle valutazioni sui contenuti della Legge di Bilancio”.
“FONDI DI COESIONE: NON INDEBOLIRE LO SVILUPPO DEI TERRITORI, CONSEGUENZE SAREBBERO SU SISTEMA ITALIA”
“Per quanto riguarda i Fondi di Coesione, invece, continua ad essere prioritaria un’allocazione delle risorse che tenga conto delle specificità locali valorizzando la capacità di progettare, attrarre e realizzare investimenti trasformativi. Al contrario, quindi, va scongiurata l’uniformità forzata dei diversi bisogni, il rallentamento delle tempistiche, l’indebolimento delle leve locali di sviluppo, perché si andrebbero a penalizzare le aree più dinamiche del Paese - come il nostro territorio - con un danno che si ripercuoterebbe sull’intero sistema Italia”.
“AIUTIAMO LE MICROIMPRESE A DIVENTARE PIÙ PRODUTTIVE: LEVE L’INNOVAZIONE, L’IA, LE COMPETENZE E L’ENERGIA”
“Il problema della produttività è che troppo spesso si corre con i freni tirati a causa della burocrazia, delle lentezze infrastrutturali, della generale frammentazione, dei mercati, ma soprattutto perché, come Paese, si investe poco in digitale, in tecnologia, in capitale umano. Una circostanza che si riverbera sulle microimprese. Esse rappresentano il 95% delle imprese italiane, ben più di quanto accade in Germania o in Francia. Dovrebbero essere la nostra forza diffusa, ma invece non lo sono perché da sole non hanno la capacità di innovare e investire come servirebbe. Se si scompone per dimensione aziendale, nell’industria e nei servizi di mercato il gap italiano di produttività è interamente riconducibile alle microimprese, che hanno un valore aggiunto per addetto inferiore di un terzo a quello delle analoghe tedesche: 36.400 euro contro 56.600 euro. Questo vale anche per il nostro territorio, il Quadrilatero di Assolombarda, e per la Lombardia nel complesso. Difatti, anche qui le microimprese hanno un ritardo di produttività del lavoro, anche se più contenuto e pari al -16% in termini di livelli rispetto alle tedesche (47.700 euro contro 56.600 euro). Viceversa, le piccole e le medie aziende lombarde battono ampiamente i competitor tedeschi, con un’efficienza superiore di circa almeno il +20%. Per fortuna, la nostra bassa produttività non è una condanna, non è un destino inevitabile. Le leve su cui lavorare per aumentare la produttività sono l’IA e l’innovazione, le competenze e l’energia”.
“IA OPPORTUNITÀ: MERCATO IN CRESCITA IN ITALIA MA TRA LE PICCOLE SOLO IL 7% L’HA ADOTTATA”
“L’IA rappresenta un’opportunità per far crescere la produttività. Già oggi, l’Intelligenza Artificiale Generativa si sta affermando come uno dei fattori tecnologici più trasformativi per il mondo industriale, aprendo nuove prospettive per l’organizzazione della conoscenza, l’ottimizzazione dei processi e la valorizzazione del capitale umano. Se si guarda al mercato italiano l’Intelligenza Artificiale ha registrato una crescita significativa: nel 2024 ha raggiunto quota 1,2 miliardi di euro, mercato trainato prevalentemente dalle soluzioni di Intelligenza Artificiale Generativa, che da sole rappresentano il 43% degli investimenti. Ancora una volta, però, l’adozione riguarda soprattutto le grandi imprese, perché per quanto riguarda le medie imprese solo il 15% ha già avviato progetti in questa direzione. Una percentuale che scende al 7% se allarghiamo lo sguardo alle piccole imprese”.
“UN’ALLEANZA SULL’INNOVAZIONE PER IL FUTURO DELLE IMPRESE: OGGI FIRMIAMO ‘RETHINKING INDUSTRY’”
“Insieme a Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale per l’Industria, Italian AI Factory for Leading Innovation AI e il Politecnico di Milano, Assolombarda firma, oggi, un importante accordo sull’innovazione: ‘ReThinking Industry’. Un’iniziativa resa possibile anche grazie alla collaborazione delle istituzioni del nostro territorio, Regione Lombardia e il Comune di Milano e grazie alla partnership di sistema con Unione Industriali Torino. Peraltro, si sono avviati dialoghi con altre territoriali di Confindustria. Con “ReThinking Industry” si vuole trasformare una piramide, quella dell’innovazione, che oggi è in parte costruita, ma disgiunta e frammentata, in un organismo unico e operante: connessioni solide in basso, infrastrutture potenti, piattaforme aperte, applicazioni AI di valore. Perché è solo da questa sovrapposizione armonica che emergerà il pieno potenziale della nostra industria”.
“NASCE ‘ForgIA’ PER RENDERE L’IA MOTORE DELL’INDUSTRIA: UN ECOSISTEMA DI DATI PER ‘FORGIARE’ SOLUZIONI DI IA”
“Il cuore di ‘ReThinking Industry’ è la nascita di ‘ForgIA’, il primo di 42 progetti promosso da Assolombarda nell’ambito del mio mandato. Si tratta di un ecosistema aperto, ma tutelato, basato sul principio della sovranità del dato, che permette di creare una dinamica nella quale imprese concorrenti collaborano tra loro in alcune aree strategiche, continuando a competere in altre. In sostanza, le imprese cooperano per sviluppare tecnologie, standard comuni, infrastrutture o mercati, mentre continuano a competere su prodotti, servizi o quote di mercato. Dovete immaginare che questo ecosistema faccia parte di una vera e propria piramide dell’innovazione, fatta non di pietre, ma di dati, infrastrutture e applicazioni intelligenti. Oggi, i dati sono un patrimonio dal quale dipende la competitività del nostro sistema produttivo e sono molto di più di una risorsa: sono il motore dell’innovazione e della sostenibilità nel lungo periodo. E allora le parole d’ordine che devono guidare la nostra azione sono ‘condivisione’ e ‘aggregazione’ dei dati: per anticipare i cambiamenti, per ottimizzare i processi e per rispondere con agilità alle crisi. Con ForgIA, quindi, si vuole costruire un ecosistema di dati condivisi dalle filiere e dai distretti industriali, messi a disposizione per forgiare soluzioni di Intelligenza Artificiale. La sua nascita consente di organizzare, valorizzare e rendere accessibili i dati industriali, con l’obiettivo di aumentare la produttività del sistema manifatturiero e favorire la trasformazione digitale delle imprese”. (Scheda tecnica progetto ForgIA)
“CON UN +10% DI PRODUTTIVITÀ DELLE PMI, IL TERRITORIO GENERA 2,4 MLD. A LIVELLO NAZIONALE IL BENEFICIO PUÒ ARRIVARE A 9 MLD”
“ForgIA è un asset di straordinaria competitività per le nostre imprese che può generare benefici a livello locale e nazionale. Un aumento della produttività del 10% delle micro, piccole e medie imprese industriali nel nostro territorio può generare un incremento di 2,4 miliardi di euro di valore aggiunto, pari a una maggiore crescita di PIL di 0,8 punti percentuali per l’intera economia del Quadrilatero. Considerando anche Torino, grazie alla partnership con Unione Industriali, il valore aggiunto incrementale sale a 3,2 miliardi di euro. L’iniziativa è una piattaforma aperta, a cui può aderire l’intero sistema produttivo nazionale: anche solo ipotizzando una crescita della produttività delle micro, piccole e medie industrie pari al +5% in media, il beneficio potrebbe arrivare a quasi 9 miliardi di euro, quindi generando uno stimolo pari allo 0,4% del PIL italiano”.
“LEGGE DI BILANCIO, SERVE PIÙ CORAGGIO: IL MOMENTO È ADESSO, LE RISORSE SIANO DESTINATE ALL’INNOVAZIONE”
“Sul tema della Legge di Bilancio serve più coraggio: il momento è adesso. Ci aspettiamo di più da parte del Governo sul fronte innovazione: è fondamentale spostare tutte le risorse possibili per generare investimenti su una partita chiave per la competitività e per la crescita. Per restituire un paragone concreto, nel 2024 il governo tedesco ha dedicato fondi alla ricerca e sviluppo per 44,9 miliardi di euro, noi appena 13,5. Questo vuol dire una spesa per abitante più che doppia, in Germania pari a 538 euro mentre in Italia di 229 euro. Dobbiamo cominciare a colmare questo gap”.
“TRANSIZIONE 5.0 TROPPO COMPLICATA E INDUSTRIA 4.0 DEPOTENZIATA: NON È QUESTA LA STRADA”
“Negli anni scorsi con Industria 4.0 l’Italia ha dimostrato che, quando gli strumenti sono semplici ed efficaci, le imprese rispondono, investono e crescono. Poi, con l’ultima legge di bilancio, l’impatto di Industria 4.0 si è molto ridotto e contemporaneamente il Piano Transizione 5.0, pur ricco di ambizioni, ha visto la sua forza vanificata dall’estrema complessità delle procedure: su 6,3 miliardi le stime più aggiornate ci dicono che il programma si chiuderà avendone utilizzati solo 3. Non è questa la strada”.
“SERVE UN NUOVO STRUMENTO CHIARO E FACILE DA USARE PER VALORIZZARE SOFTWARE, SERVIZI E BENI IMMATERIALI”
“Ecco perché per la prossima legge di bilancio serve con urgenza uno strumento chiaro, con risorse vere per l’innovazione e facile da usare. Solo così le imprese potranno sprigionare il proprio potenziale e diventare più produttive. E, al di là del nome che avrà, ci sono alcuni punti centrali e imprescindibili affinché la nuova misura abbia successo: che sia immediatamente applicabile, come l’originale 4.0, per evitare - come per Transizione 5.0 - mesi di ritardi, incertezze e complicazioni; con aliquote premiali almeno al 45% - valore previsto oggi solo per la configurazione più favorevole del 5.0 - perché alcune categorie di investimenti, ad esempio le soluzioni sperimentali di Intelligenza Artificiale, vanno sostenute in maniera convinta; con un ruolo centrale del software, dei servizi e dei beni immateriali, anche per sostenere lo sviluppo di applicazioni e personalizzazioni legate alle imprese del nostro territorio”.
“SERVONO PIÙ RISORSE PER L’INNOVAZIONE: RAFFORZARE PRIVATE EQUITY E VENTURE CAPITAL”
“Per stimolare l’innovazione servono risorse, pubbliche ma anche private, e servono strumenti che le mettano in moto. Si pensi, in particolare, ai capitali di rischio capaci di sostenere le imprese nei momenti cruciali. In Italia gli investimenti in Private Equity e Venture Capital sono ancora poco diffusi e quantitativamente ridotti, appena lo 0,4% del PIL nel 2024, contro una incidenza in Francia dello 0,9%. In valori assoluti la distanza appare ancora più ampia: 9 miliardi di euro in Italia contro 26 miliardi in Francia. Una mancanza di investimenti che, ovviamente, si traduce nella difficoltà a generare startup veramente scalabili, di dimensione internazionale, e addirittura unicorni”.
“QUESTO TERRITORIO DISPONE DI INTELLIGENZA UMANA, INVESTIAMOCI DAVVERO”
“Dietro ogni innovazione ci sono donne e uomini in carne e ossa. Ci sono le loro competenze, la loro creatività, la loro capacità di immaginare soluzioni nuove. C’è l’Intelligenza Umana. Ci sono quei talenti, che si trovano nelle fabbriche, negli uffici, nei laboratori, nelle start-up, nelle scuole. E il nostro Paese li possiede eccome. E il territorio di Assolombarda è, come sempre, campione di risultati. Nella nostra area viene prodotto il 17% degli articoli scientifici nazionali di maggiore qualità, il 29% dei brevetti italiani. Questo perché il nostro territorio è un hub che crea conoscenza complessa: 9 università con 265mila studenti, 12 ITS, 18 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, 1 istituto di studi superiori avanzati. E ancora 2 fondazioni di interesse nazionale che promuovono ricerca di avanguardia, una nel life science localizzata nel nord della città metropolitana di Milano, l’altra nel design dei circuiti integrati a semiconduttore con sede a Pavia così come numerosi laboratori di privati e di imprese. Senza dimenticare, inoltre, la presenza di 2.700 startup innovative, il 22% di quelle italiane. Il tema, quindi, non è se nelle imprese esista questa “Intelligenza Umana”, ma piuttosto come metterla nella condizione di esprimere tutta la sua eccezionale creatività. La verità è che a mancare non è il talento, a mancare è il coraggio di investirci davvero e di abbracciare il cambiamento”.
“COMPETENZE CRUCIALI PER L’INNOVAZIONE: SERVE UN PIANO NAZIONALE”
“Serve qualcosa di più ambizioso e stabile, non un aiuto una tantum, ma una struttura permanente per sostenere le imprese nell’investimento in formazione, in ricerca, nel lifelong learning. Dunque, il richiamo per la politica è: non basta una misura estemporanea, serve un piano nazionale strategico delle competenze, con crediti d’imposta robusti, con impegni pluriennali, in modo che le imprese possano contare su un sostegno prevedibile e duraturo come sistema Paese. Perché l’Intelligenza Umana e l’Intelligenza Artificiale sono compagne di viaggio. Ogni innovazione, infatti, prima di essere una tecnologia, è stata un’idea di una persona. Se si vuole un Paese capace di guidare il futuro, bisogna prendere coscienza che il capitale più prezioso sono e sempre saranno le persone. Ma bisogna avere la possibilità di investirci”.
“IL 47,2% DEI CANDIDATI CHE RICERCANO LE IMPRESE LOMBARDE RISULTANO INTROVABILI: COLMARE IL MISMATCH”
“Per questo motivo va ulteriormente potenziata l’alleanza integrata in cui scuole, università, centri di ricerca, ITS e imprese collaborino per sviluppare le competenze digitali – tecniche e trasversali – necessarie a supportare la crescita. Assolombarda, a livello territoriale, ci sta lavorando da anni. Solo così si supererà l’impasse del mismatch tra domanda e offerta, un problema che riguarda il 47,2% dei candidati che ricercano le imprese lombarde e che risultano introvabili, in particolare figure specializzate e professioni emergenti, necessarie per supportare la trasformazione digitale e l’adozione efficace e responsabile dell’Intelligenza Artificiale”.
“L’ALTO COSTO DELL’ENERGIA PREOCCUPA: PAGHIAMO 3 VOLTE DI PIÙ RISPETTO AI COMPETITOR”
“Il costo dell’energia rimane un concreto e pericoloso squilibrio competitivo. Oggi, in Europa, le nostre imprese pagano l’energia fino a tre volte di più rispetto ad altre grandi economie. A settembre 2025 il costo medio dell’energia elettrica, Prezzo Unico Nazionale, in Italia era di 109,08 euro/MWh, contro i 34,81 della Francia, i 83,51 della Germania, i 61,04 della Spagna. Un divario dovuto al fatto che il prezzo dell'energia elettrica nell'Unione Europea è legato al prezzo del gas naturale utilizzato per la sua produzione e l’Italia risulta più penalizzata perché utilizza molto più gas rispetto agli altri Paesi europei per produrre elettricità. È urgente un approccio programmatico e sistemico di politica industriale. Una strategia che consideri tutte le tecnologie e che sia focalizzata a costruire un mix energetico che ottimizzi al meglio la competitività del Paese, la sicurezza energetica e la sostenibilità ambientale. Perché è anche dalla forza della nostra energia che dipenderà la forza del nostro futuro. E non c’è futuro senza l’industria. Né per l’Italia, né per l’Europa”.
“ENERGIA, NEL BREVE TERMINE ACCELERARE SULLE RINNOVABILI. PUNTARE SU GAS VERDI E NUCLEARE”
“Nel breve termine, si deve accelerare sullo sviluppo delle rinnovabili già mature e competitive, come il fotovoltaico e l’eolico, superando le criticità allo sviluppo delle rinnovabili in Italia quali vincoli infrastrutturali, lentezze autorizzative, la limitata disponibilità di superfici che ne compromettono lo sviluppo competitivo, nonostante condizioni naturali molto favorevoli. Nel medio-lungo periodo, invece, bisogna guardare con coraggio a tutte le tecnologie in grado di garantire energia a un prezzo competitivo: i cosiddetti gas verdi – biometano e idrogeno – per avviare la decarbonizzazione dei settori più difficili da riconvertire; e il nucleare di nuova generazione, che oggi è più sicuro e più sostenibile. Tendere a un mix di produzione bilanciato ed efficace aumentando la produzione di energia da fonti rinnovabili e integrando la produzione secondo i principi della neutralità tecnologica senza pregiudizi è, infatti, indispensabile e necessario”.
“L’ENERGIA AL SERVIZIO DELL’INNOVAZIONE: GUARDARE A NUOVE SOLUZIONI COME IL TELERISCALDAMENTO”
“Consumare bene e consumare meglio energia, dunque, seguendo le logiche dell’efficientamento energetico, perché è fondamentale ridurre gli sprechi e fare efficienza, innovando i processi e utilizzando le tecnologie più avanzate. Fare efficienza significa consumare meno, anche attraverso il recupero e le logiche della circolarità. Un esempio concreto è il teleriscaldamento che può essere alimentato anche da calore di recupero, come i data center, portando calore a case e imprese e facilitando il rinnovo di impianti termici obsoleti e poco efficienti. Nel mondo si contano 10.332 data center, di cui più di 2.200 in Europa e 168 strutture presenti in Italia: la Lombardia emerge come polo strategico in rapida crescita, con il Quadrilatero che ne concentra 74 e Milano che, da sola, copre il 46% della potenza nazionale. In uno scenario di pieno sviluppo una loro applicazione integrata consentirebbe in Italia un risparmio complessivo di 5,7 milioni di tonnellate di CO2 l’anno con un beneficio economico stimato di circa 1,7 miliardi di euro”.
“‘IA DIVIDE’ PUÒ DIVENTARE NUOVA FRATTURA NELL’EPOCA DELLA VELOCITÀ. SERVE PATTO GENERAZIONALE E ALLEANZA TRA IMPRESE”
“Il banco di prova più grande si gioca sul ritmo del cambiamento. Oggi la competizione non è più solo tra imprese o tra paesi, ma tra velocità diverse. Viviamo in un’epoca in cui ogni innovazione si misura in mesi, non più in decenni. Dove un’idea può cambiare un settore e un algoritmo può cambiare un’economia. È qui che si apre un nuovo confine: quello tra chi saprà correre dentro il cambiamento e chi ne resterà ai margini. Dopo il digital divide, arriverà l’AI divide: il divario tra chi sarà in grado di comprendere, applicare e governare l’Intelligenza Artificiale, e chi, invece, la subirà. Un divario che non si misura in megabyte o in connessioni, ma in capacità di adattamento. E che può diventare la nuova linea di frattura. Serve, dunque, un patto generazionale, non per dividere i ruoli ma per unirli. Un patto tra chi ha la visione del domani e chi ha costruito l’esperienza di ieri. I giovani portano la velocità, la padronanza dei linguaggi digitali, la spinta verso il nuovo. Le generazioni più esperte portano la visione d’insieme, la profondità, la capacità di trasformare il cambiamento in valore. E serve anche un’alleanza tra grandi e piccole imprese, perché la forza delle une diventi opportunità per le altre. Solo insieme possiamo affrontare la velocità del nostro tempo”.
Azioni sul documento