Top 300 Lodi 2025

La classifica delle 300 maggiori imprese di Lodi e il quadro economico attuale e prospettico

La classifica TOP 300 2025

I ricavi delle “TOP 300” aziende della provincia di Lodi nel 2024 oscillano tra un minimo di 4,1 milioni di euro e un massimo di 1,2 miliardi di euro. Nel complesso, le 300 aziende in classifica totalizzano ricavi pari a 13,6 miliardi di euro e un risultato d’esercizio, in somma algebrica, di 437 milioni di euro. Rispetto all’anno precedente, il fatturato aggregato cresce lievemente (+0,6% considerando la totalità delle società in classifica, +0,2% restringendo l’analisi al campione chiuso di quelle presenti sia quest’anno sia lo scorso). Al contrario, il reddito di esercizio totale delle 300 imprese subisce una forte contrazione (-30,5%). Sebbene questo calo sia in buona parte imputabile ai risultati di alcune grandi realtà, è anche vero che emergono segnali di indebolimento generalizzato delle performance economico - finanziarie. La quota di aziende in utile si attesta, infatti, all’86,7% nel 2024, valore minimo dal 2017 (escludendo il 2020, condizionato dalla pandemia). Si contrae anche il ROE, il cui valore mediano passa dal 13,1% del 2023 all’11,5% nel 2024. Rimane, invece, pressoché stabile al 6,0% il rapporto tra EBIT e fatturato (era 6,1% nel 2023).

Ai vertici della classifica sono due le aziende ‘miliardarie’ in termini di fatturato: Zucchetti (Lodi), che supera 1,2 miliardi di euro , e Sasol Italy S.p.A. (Terranova dei Passerini), con ricavi per 1,1 miliardi di euro. Completano la top ten: in terza posizione Sodalis S.r.l. (Lodi Vecchio), quarta Sipcam Oxon S.p.A. (Lodi), quinta Itelyum Group S.r.l. (Pieve Fissiraga), sesta Prysmian cavi e sistemi Italia S.r.l. (Merlino), settima Gruppo Di Martino (Guardamiglio), ottava MTA S.p.A. (Codogno), nona Aperam stainless services & solutions Italy S.r.l. (Massalengo) e decima Ibsa Farmaceutici Italia S.r.l. (Lodi). Di queste prime dieci aziende della TOP300, soltanto Zucchetti e Gruppo Di Martino operano nel settore dei servizi, mentre le altre 8 sono realtà industriali, di cui 4 appartenenti al settore chimico.

La classifica è ben distribuita sul territorio provinciale, con ben 51 comuni sui totali 60 che presentano almeno un’azienda in classifica. Alla capillarità si affianca una spiccata concentrazione: circa un terzo delle 300 aziende hanno sede in soli due comuni, 59 a Lodi e 38 a Codogno. In termini economici, il comune di Lodi somma 3,7 miliardi di euro di fatturato, il 27,5% del totale della TOP300, seguito a distanza dai comuni di Terranova dei Passerini (1,1 miliardi, l’8,3%), Lodi Vecchio (1,1 miliardi, il 7,9%), Codogno (963 milioni, il 7,1%) e Pieve Fissiraga (832 milioni, il 6,1%). Questi 5 comuni rappresentano, così, il 57% dei ricavi della provincia: 7,7 miliardi di euro sui 13,6 totali. Chiaramente, sulle somme su base comunale incidono, talvolta, poche realtà particolarmente grandi.

Il quadro economico recente

In un quadro globale connotato da crescita economica moderata, nel 2024 la provincia di Lodi ha sperimentato un’espansione ancora sostenuta grazie, soprattutto, alla sua specializzazione industriale in settori anticiclici. Nel corso del 2025 l’attività produttiva del manifatturiero si è mantenuta forte. Tuttavia, anche qui si è iniziato a registrare qualche segnale di rallentamento sul fronte dell’export e, considerata la domanda globale ancora piuttosto fiacca, per l’anno in corso si stima una decelerazione del PIL provinciale, così come è atteso per la Lombardia e anche per l’Italia.

Guardando ai dati, nel 2024 il Pil lodigiano è cresciuto del +1,5% (sopra al +1,0% lombardo), spinto dal settore dei servizi e con l’industria che ha mostrato una maggiore resistenza rispetto al quadro regionale. Il fatturato del terziario è, infatti, cresciuto a valori correnti del 4,3% annuo e i livelli di produzione manifatturiera sono aumentati del 2,9%, distaccandosi dalla contrazione lombarda (-0,8%). Nel manifatturiero, risulta premiante la specializzazione produttiva del lodigiano, che vede protagonisti alcuni tra i settori più dinamici del 2024, a partire dalla chimica-farmaceutica e dall’alimentare.
Alla distintiva performance dell’industria ha contribuito la vivacità sui mercati esteri, con il valore delle esportazioni che, cresciuto del +26,4% in un anno (a fronte del +0,7% regionale), ha raggiunto i 7,2 miliardi di euro. Il traino viene soprattutto dalle vendite estere dell’elettronica (+45,5% sul 2023), al netto della quale l’espansione si attesterebbe al 6,9%, comunque robusta. Contributi positivi arrivano anche da meccanica (+11,4%), farmaceutica (+34,1%), alimentare (+7,5%), apparecchi elettrici (+9,4%) e mezzi di trasporto (+26,7%). Pressoché stabile è l’export di chimica (ma con la vocazione territoriale della cosmetica in decisa crescita del 6,6%) e gomma-plastica, in contrazione quello di metalli (-11,0%).
Nel mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione è sceso su un valore estremamente basso, al 2,5% (dal 4,0% del 2023). Il numero di occupati, però, è diminuito di circa un migliaio e il tasso di occupazione è calato al 65,8%. Queste dinamiche apparentemente contraddittorie si conciliano in un rilevante aumento delle persone che non hanno e non cercano un lavoro - i cosiddetti inattivi - cresciute di circa 4mila unità (+9,1% in un anno).

Nei primi nove mesi del 2025, poi, l’attività industriale ha continuato ad avanzare. Tra gennaio e marzo i livelli di produzione manifatturiera sono cresciuti del 5,3% rispetto allo stesso periodo del 2024, del 5,5% nel secondo trimestre e dell’8,6% nel terzo. Tuttavia, sono emersi alcuni segnali di rallentamento sui mercati esteri: la contrazione annua è stata del 4,8% tra gennaio e marzo e del 10,8% tra aprile e giugno. Pesa l’andamento negativo dell’elettronica, condiviso a livello regionale, al netto della quale si sarebbe registrato un calo un po' meno marcato nel primo trimestre (-2,5%) e addirittura un incremento nel secondo (+6,4%).

Tracciando un bilancio del 2025 con i dati finora disponibili, la produzione manifatturiera lodigiana ha, quindi, proseguito lungo una traiettoria ascendente, crescendo del 6,4% (Lombardia +0,8%), mentre il valore complessivo delle esportazioni lodigiane è diminuito del 7,8% (appesantito dalla performance particolarmente negativa dell’elettronica).

Tuttavia, tensioni geopolitiche e incertezza persistenti influenzano le dinamiche della domanda locale e globale e si insinuano nelle attese dei risultati di quest’ultima parte dell’anno. Alla luce di ciò, dopo un 2024 sostenuto, l’espansione del Pil di Lodi nel 2025 è attesa decelerare al +0,4%. Parallelamente, l’occupazione è attesa calare lievemente dello 0,2%.

Le prospettive e i rischi

Dalla survey condotta ad ottobre su imprese dell’industria e dei servizi innovativi associate nel lodigiano emerge una quota ancora elevata di rispondenti, pari al 57%, che dichiara nei preconsuntivi 2025 un aumento del fatturato rispetto al 2024. Il 18% si attende stabilità e il restante 25%, una percentuale comunque non trascurabile, una diminuzione. Questi numeri sono sostanzialmente in linea con le aspettative emerse nella rilevazione dello scorso autunno, con tuttavia una revisione al ribasso delle attese. In termini di margini, il 51% delle aziende rispondenti si attende un Ebit in crescita nel 2025, il 35% stabile e solo il 14% in contrazione.

Guardando al 2026, rimane elevata (al 57%) la percentuale di imprese che si attende una crescita del fatturato, si ampliano le prospettive di stabilità (29%) e si riduce sensibilmente la quota che si attende un calo (14%).

La disponibilità di profili professionali in linea con le proprie esigenze resta la criticità numero uno, indicata come rischio alto dalla metà delle imprese lodigiane. Inoltre, suscita crescente preoccupazione la debolezza della domanda (per il 36% rischio alto e per un ulteriore 32% rischio medio). Il costo dell’energia si conferma un barriera rilevante per un quarto dei rispondenti (26%) e aumentano i timori legati ai rincari delle materie prime (per il 24% ad alto impatto).

Focus: la sfida demografica e i giovani

Al 1° gennaio 2025 Lodi conta 230.447 abitanti e, con un’età media di 45,9 anni, si colloca tra le province lombarde più “giovani”, preceduta solo da Bergamo e in linea con Brescia, al di sotto della media regionale di 46,4 anni.

Nei prossimi 25 anni, la popolazione lodigiana è prevista in crescita del +3,3%, fino a circa 238 mila abitanti, in controtendenza rispetto all’Italia dove si stima un calo del 7,3% tra il 2025 e il 2050. Tuttavia, anche a Lodi la composizione per età cambierà. Al 2050, infatti, la crescita sarà trainata soprattutto dagli over 65, che passeranno da 53 mila a quasi 76 mila persone. Per gli under 65, invece, si prevedono cali: i cittadini tra 15 e 34 anni diminuiranno di 5,5 mila unità, mentre la fascia 45-54 anni perderà 12,5 mila residenti. Fa eccezione la fascia 35-44 anni, che crescerà di 2,9 mila persone, senza però compensare le contrazioni delle altre classi di età.

Questa evoluzione, comune a molte province italiane, avrà un impatto diretto sul mercato del lavoro. Oggi i 15-64enni sono 148 mila: mantenendo l’attuale tasso di occupazione (65,8%), nel 2050 si registrerebbero 10 mila occupati in meno (-10%), per un mero effetto demografico. Inoltre, le nuove generazioni che alimentano la popolazione attiva sono sempre meno numerose, il che implica per le imprese una competizione crescente per attrarre giovani talenti. Basti pensare che la fascia 15-34 anni, che a inizio millennio contava circa 53 mila residenti, nel 2050 scenderà a 42 mila.

Diventa quindi cruciale la capacità del territorio di attrarre persone dall’esterno. Nel 2024, le iscrizioni in anagrafe nei comuni lodigiani sono state 9,7 mila (7,9 mila da altre zone d’Italia e 1,8 mila dall’estero), a fronte di quasi 8 mila cancellazioni: il saldo migratorio è quindi positivo per 1,7 mila persone. Un’ulteriore sfida è trattenere i giovani talenti. Secondo l’Anagrafe Residenti Italiani all’Estero, i lodigiani che al 2025 hanno trasferito la residenza all’estero sono 7,6 mila, in aumento del 51% rispetto ai 5 mila del 2019. Di questi, il 25,3% ha tra 18 e 34 anni e il 24,5% tra 35 e 49 anni.

In questo contesto di trasformazione, le imprese che sapranno integrare la variabile demografica nei processi decisionali potranno trasformare il rischio in vantaggio competitivo, così come i territori che potenzieranno i propri fattori di attrattività potranno conoscere uno sviluppo duraturo.

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