Previsioni Pil 2025 e 2026 a confronto
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Dazi e incertezza limitano la crescita anche nel 2026: Pil mondiale poco sopra al 3%, area euro intorno all’1%, Italia tra il +0,5% e il +0,8%, Lombardia al +0,8%.
Come di consueto, proponiamo un confronto tra le stime di crescita globali, delle più grandi economie e dell'Italia, per gli anni 2025-2026, rilasciate dai principali previsori nazionali e internazionali: Banca d'Italia, Centro Studi Confindustria, FMI, OCSE, Prometeia, REF Ricerche. Le stime finali per il 2025 così come le previsioni per il 2026 restano connotate da incertezza, con l’effetto delle mutevoli politiche commerciali statunitensi che devono ancora manifestarsi appieno. L’avvio del 2025 ha beneficiato dell’accelerazione preventiva di import da parte delle imprese USA ma, con la successiva fase di riduzione delle scorte, verrà meno l’impulso alla domanda esercitato dalla principale economia di consumo mondiale con conseguenze sul prossimo anno. La crescita del Pil globale è dunque attesa decelerare rispetto al passato, toccando al massimo variazioni poco sopra al +3% sia nel 2025 sia nel 2026. Gli Stati Uniti, già ora, mostrano primi segnali di rallentamento economico: frena il mercato del lavoro e l’inflazione sale sopra al target della Fed. Un raffreddamento interessa anche l’economia cinese, che affronta consumi interni deboli, investimenti fermi e il riorientamento geografico dell’export fino ad ora destinato agli USA. L’area euro, che arriva da anni piuttosto fiacchi, dovrà sostenere difficoltà di esportazione verso i mercati extra-Ue (ai dazi espliciti si aggiunge il dazio implicito dell’apprezzamento valutario) e maggiori pressioni concorrenziali nel mercato interno, dove verosimilmente arriverà parte del surplus di merci asiatiche che non possono più varcare i confini statunitensi; la crescita nel 2025-2026 è prevista, quindi, rimanere modesta, intorno all’1%. In questo contesto, l’espansione del Pil italiano è stimata al +0,5%/+0,6% quest’anno e per il 2026 oscilla tra il +0,5% e il +0,8% (secondo le nostre stime, Lombardia prevista al +0,8%): il percorso per l’industria è ancora incerto, mentre dovrebbero ripartire servizi e consumi, che nel 2025 sono stati sotto le attese.
Le prospettive per l’economia mondiale restano incerte, con stime massime di crescita nel 2025-2026 poco sopra al +3%
Nella prima parte del 2025 l’economia mondiale è stata caratterizzata da performance sopra le attese di attività industriale e scambi internazionali, con un contribuito anche dall’accelerazione delle importazioni da parte delle imprese statunitensi volta ad anticipare l’introduzione dei dazi. Questa dinamica ha determinato una conferma o una revisione al rialzo delle stime di crescita per il 2025 da parte dei principali previsori: le attese di espansione del Pil mondiale vanno dal +2,6% (REF Ricerche) al +3,2% (FMI), con il valore minimo rimasto invariato dagli scenari di primavera e quello massimo leggermente più alto. Le proiezioni bilanciano la dinamicità di inizio anno con il rallentamento del commercio mondiale osservato nel 2° trimestre e previsto proseguire nei prossimi mesi per l’esaurirsi dell’impulso alla domanda derivato dal frontloading verso gli Stati Uniti, succeduto da una riduzione delle scorte da parte delle imprese americane. Secono l’ultimo outlook del Fondo Monetario Internazionale (FMI), il volume degli scambi (sia di merci che di servizi) a livello globale é, infatti, atteso avanzare del 2,3% nel 2026, in evidente decelerazione rispetto al +3,6% stimato per quest’anno e al +3,5% registrato nel 2024.
Per il 2026 le prospettive rimangono improntate dall’incertezza, con diversi fattori di vulnerabilità all’orizzonte che mantengono le stime di crescita per l’economia globale tra il +2,1% (REF Ricerche) e il +3,1% (FMI), quindi in rallentamento rispetto agli anni precedenti. All’interno di un quadro geopolitico mutevole, gli effetti dei dazi devono ancora pienamente emergere e l’evoluzione delle politiche economiche resta difficile da prevedere, con possibili ripercussioni sugli investimenti e sulle catene del valore globali.
Negli Stati Uniti primi segnali di rallentamento, tra inflazione che sale e occupazione che frena: crescita massima del Pil al +2% nel 2025 e nel 2026
Negli ultimi mesi l’economia statunitense ha mostrato primi segnali di rallentamento. L’inflazione core è tornata su livelli superiori (circa il 3%) agli obiettivi della Fed ed è emerso un arresto del mercato del lavoro: durante l’estate sono calati i nuovi posti e il tasso di disoccupazione è salito sul livello più alto degli ultimi tre anni, nonostante la minor offerta di lavoro per via delle limitazioni ai flussi migratori in entrata. Considerato, però, l’andamento del Pil sopra le attese in avvio d’anno, le prospettive di crescita per l’economia USA nel 2025 tengono più delle attese e si posizionano tra il +1,6% (REF Ricerche) e il +2,0% (FMI). Queste stime indicano, comunque, una decelerazione rispetto agli anni precedenti e la perdita di velocità potrebbe proseguire anche nel 2026, con un intervallo di proiezioni al ribasso, più ampio e dunque incerto, dal +1,1% (Prometeia) al +2,1% (FMI).
Tra dazi, consumi deboli e investimenti fermi, crescita del Pil cinese ancora al +5% nel 2025 ma in decelerazione nel 2026, poco sopra al +4%
I dati degli ultimi mesi segnalano un raffreddamento dell’economia cinese: la produzione industriale cresce ai minimi da un anno, le vendite al dettaglio avanzano solo lievemente nonostante gli stimoli governativi e gli investimenti fissi languiscono a causa soprattutto dell’ulteriore caduta nella componente residenziale. A conferma della debolezza della domanda interna, l’inflazione al consumo è vicina allo zero e la contrazione dei prezzi alla produzione segnala ulteriori pressioni disinflazionistiche in arrivo. Sul fronte esterno, la Cina risente dei dazi americani: le vendite dirette negli Stati Uniti hanno evidenziato un crollo da aprile in avanti, compensato però dalla maggiore crescita sia verso altri Paesi asiatici, per strategie di “triangolazione”, sia verso mercati su cui riversare l’eccesso di offerta, fra cui l’Ue. Nel 2025 la crescita del Pil è attesa comunque poco sotto (4,8% FMI – 4,9% OCSE) o in linea (Prometeia) con l’obiettivo governativo del +5%, ma si attende una moderazione nel 2026 tra il +4,2% (FMI) e il +4,4% (OCSE) per via della domanda debole e del mercato immobiliare fragile.
Nell’area euro industria ancora debole e pressioni sia sul fronte export che nel mercato interno: nel 2025-2026 crescita ancora modesta, intorno all’1%
Nella prima metà del 2025 l’Eurozona ha sperimentato una stabilizzazione dell’attività industriale e tra gennaio e marzo il Pil dell’area ha registrato una decisa espansione, riconducibile in larga parte all’andamento anomalo dell’Irlanda e all’export eccezionalmente dinamico, ma anche sostenuta da effetti meno transitori quali tassi di interesse più favorevoli e flessione nei costi dell’energia. Tuttavia, anche in questo caso, a un inizio anno sopra le attese è seguito un indebolimento del quadro economico. Il ritmo di crescita del Pil per il 2025 rimane quindi moderato, intorno al +1,2%, ed è previsto rallentare nel 2026, tra il +1,0% (OCSE, Prometeia, REF Ricerche) e il +1,1% (Centro Studi Confindustria, FMI). In prospettiva, i Paesi europei risentiranno, oltre che del pieno effetto dei dazi americani, della perdita di competitività dovuta all’apprezzamento dell’euro rispetto al dollaro e di una maggiore pressione concorrenziale da prodotti in arrivo nel mercato interno da altre economie, asiatiche in primis. Non mancano, tuttavia, elementi favorevoli, tra i quali l’implementazione del piano di investimenti tedesco, i cui effetti sulla domanda, però, potrebbero anche traslare nel tempo.
In Italia Pil al +0,5% nel 2025, con industria sopra le attese ma fiacca e consumi e servizi deboli. Lieve accelerazione nel 2026 al +0,8% massimo
L’espansione del Pil italiano nel 2025 è ormai certificata modesta dai principali previsori nazionali e internazionali, tra il +0,5% (Centro Studi Confindustria, FMI, Prometeia, REF Ricerche) e il +0,6% (Banca d’Italia, OCSE). Nel primo trimestre anche l’Italia ha sorpreso positivamente, grazie soprattutto all’industria, che ha performato sopra alle attese beneficiando verosimilmente dell’accelerazione delle esportazioni verso gli USA ma ha poi registrato un contraccolpo di segno negativo in primavera e le prospettive per la seconda metà dell’anno sono improntate alla stazionarietà. Al contempo, i servizi, comparto di traino nel post-Covid, hanno rallentato rispetto ai periodi precedenti e i consumi sono rimasti deboli per via della propensione al risparmio delle famiglie ancora elevata. Un contributo positivo proviene invece dagli investimenti, cresciuti non solo nelle costruzioni (grazie al PNRR) ma anche in impianti e macchinari, di nuovo su dinamiche tendenziali positive nel secondo trimestre (grazie anche al miglioramento delle condizioni di finanziamento per le imprese).
In prospettiva, così come per l’Europa nel suo complesso, l’effettivo impatto dei dazi americani, lo svantaggio in termini valutari e la crescente concorrenza delle merci asiatiche rappresentano gli elementi che più peseranno sull’espansione economica italiana nel 2026, attesa tra il +0,5% (REF Ricerche) e il +0,8% (FMI): i previsori si aspettano, quindi, stabilità rispetto al 2025 o al massimo una lieve accelerazione. In positivo, giocano la spinta dell’ultima fase del PNRR e la, pur lenta, ripresa della spesa delle famiglie.
In questo contesto, prevediamo per la Lombardia un’espansione di Pil pari al +0,5% nel 2025, quindi in linea con la media italiana, e al +0,8% nel 2026, durante il quale attendiamo una dinamica più favorevole nei consumi e nei servizi grazie anche all’apporto dei Giochi Olimpici Invernali, mentre il profilo dell’industria rimarrà fiacco.
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