Indagine sul cambiamento climatico e le strategie delle imprese

Sono da oggi disponibili i risultati della ricerca promossa da Assolombarda, Banca d’Italia e Confindustria Lombardia.

L’Indagine sul cambiamento climatico e le strategie delle imprese, promossa da Assolombarda, Banca d’Italia e Confindustria Lombardia, ha analizzato il posizionamento delle imprese manifatturiere lombarde nell’ambito della transizione ecologica.

Nella prima parte della ricerca, basata sulle informazioni raccolte tramite un questionario alle imprese (533 realtà coinvolte), è stato svolto un approfondimento quantitativo che ha toccato diversi ambiti. Il primo elemento analizzato riguarda la governance delle questioni ambientali azienda. Oltre nove realtà su dieci affidano il presidio del tema ai vertici aziendali, con una crescente specializzazione funzionale al crescere delle dimensioni aziendali.
Per quanto riguarda la percezione delle imprese dei rischi fisici, ossia quelli collegati al verificarsi di eventi metereologici estremi, quasi un’impresa su quattro dichiara di essere stata interessata direttamente o indirettamente da eventi naturali estremi nel quinquennio 2017-2021. Sul fronte dei rischi di transizione, cioè quei rischi derivanti da quei cambiamenti giuridici, tecnologici, di mercato e reputazionali connessi alla transizione ecologica, il 78% delle imprese intervistate si considera direttamente o indirettamente esposto e il 45% direttamente.
Nell’ambito della transizione energetica, poi, soltanto il 12% delle imprese riesce ad autoprodurre da fonti rinnovabili oltre il 10% del proprio fabbisogno energetico. Da un lato, i rincari dei prezzi energetici registrati negli ultimi mesi hanno avuto un impatto negativo o molto negativo per oltre la metà delle imprese (54%), con le imprese energivore che hanno subìto un contraccolpo ancor più pesante. D’altro canto, però, le realtà imprenditoriali più dinamiche hanno reagito a questo shock imprimendo una forte accelerazione sul fronte dell’efficientamento energetico e dell’installazione di impianti per l’autoproduzione di energia rinnovabile.
Per quanto riguarda le emissioni di gas ad effetto serra, tra le realtà coinvolte nella presente indagine che non ricadono sotto gli obblighi EU-ETS, escludendo quindi quelle tenute per legge al monitoraggio delle emissioni, il 27% è in grado di quantificare le proprie emissioni, una su cinque ha definito degli obiettivi di riduzione, il 35% ha effettuato nel quinquennio 2017-2021 investimenti per diminuirle. Le percentuali aumentano sensibilmente tra le imprese di grandi dimensioni. Inoltre, a parità di classe dimensionale, una performance migliore si registra tra le grandi imprese maggiormente managerializzate e quelle energivore. Infine, si osserva che, tra le imprese attive in almeno una delle tre attività (misurazione, fissazione di obiettivi di riduzione o realizzazione di investimenti), circa un terzo le promuove tutte e tre congiuntamente, avendo sviluppato strategie per la sostenibilità particolarmente solide.

Nella seconda parte della ricerca, basata su sei focus group (35 le imprese coinvolte), si è adottato un approccio qualitativo volto a esaminare nel dettaglio la natura degli interventi per la sostenibilità ambientale promossi dalle imprese, le motivazioni sottostanti e la percezione dei rischi e delle opportunità connessi alla transizione ecologica.

Una prima tipologia di interventi è destinata alle diverse fasi della catena del valore dell’impresa. Tra questi troviamo: gli investimenti per l’efficientamento energetico e l’utilizzo di energia rinnovabile; gli investimenti in ricerca e sviluppo e nel design del prodotto; gli interventi per una migliore gestione degli scarti di produzione, delle emissioni inquinanti e dei rifiuti e la riqualificazione del sito produttivo. Le imprese più all’avanguardia, inoltre, stanno adottando una vera e propria logica di filiera sostenibile, promuovendo l’engagement attivo di clienti e fornitori. Infine, alcuni interventi riguardano la logistica e la distribuzione. Trasversalmente si collocano, invece, gli interventi abilitanti, ossia quelle iniziative strumentali al perseguimento della sostenibilità ambientale: il monitoraggio e il reporting, l’individuazione di goal e target, la definizione di ruoli e le responsabilità e formazione dei dipendenti.

I fattori che più spingono le imprese sulla strada della transizione ecologica sono, tra quelli endogeni, la vision imprenditoriale e, tra quelli esogeni, il ruolo dei clienti.

Dal punto di vista delle imprese, la transizione ecologica presenta alcuni rischi legati alla progettazione e all’implementazione delle policy pubbliche, alla disponibilità in azienda delle necessarie risorse (finanziarie e umane) e alle dinamiche di mercato. Tuttavia, l’inevitabile percorso verso un’economia più sostenibile è anche considerato come un’opportunità da cogliere per il rilancio dell’innovazione e della competitività delle imprese.

Il Report integrale della ricerca è scaricabile qui in seguito

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[Thomas Edison]
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Assolombarda