Milano è un asset: serve difenderla e proporre una visione
Editoriale a firma di Emanuele Orsini, Presidente di Confindustria, e Alvise Biffi, Presidente di Assolombarda - Il Sole 24 Ore, 25 luglio 2025.
Milano è alla ribalta delle cronache, e non in maniera lusinghiera. Per questo, e anche alla luce del momento turbolento che l’economia italiana ed europea stanno attraversando, sentiamo l’esigenza – nel profondo rispetto di ruoli ed istituzioni – di rappresentare un’idea netta: difendere il tessuto produttivo e la reputazione internazionale di una città che negli ultimi anni ha conosciuto uno sviluppo rapido e competitivo eguagliando o superando alcune capitali internazionali. Il capoluogo lombardo ha rafforzato il suo ruolo di motore dell’economia italiana e polo strategico per l’Europa. Milano deve continuare ad esercitare questa posizione, facendo leva su un tessuto imprenditoriale solido composto da oltre 7mila imprese associate ad Assolombarda e pienamente connesso con la filiera nazionale di Confindustria, una rete che guida e sostiene la crescita del Paese.
Oggi, però, quanto sta accadendo al settore dell’urbanistica rischia di avere ricadute gravi sull’economia cittadina e, allargando lo sguardo, sull’attrattività degli investimenti in Italia. Milano è il principale polo per gli investimenti immobiliari commerciali e, solo nel primo semestre del 2025, ha attratto oltre 1,6 miliardi di euro, pari a circa il 30% del totale nazionale, competendo con realtà come Amsterdam e Barcellona. Va ricordato, inoltre, che ci troviamo a pochi mesi dalle Olimpiadi invernali, una rassegna dove la città sarà sotto i riflettori del mondo intero e che sarà un’occasione per imprimere nuovo slancio, che non possiamo mancare.
Il dibattito che si è innescato in questi giorni impone una riflessione più ampia sul futuro. Milano non è solo finanza, moda e servizi avanzati: è il primo snodo manifatturiero urbano d’Italia, con filiere ad alto valore aggiunto come chimica, farmaceutica e meccatronica. Preservare l’identità industriale della città è, dunque, la condizione per ambire a diventare un ecosistema produttivo e innovativo su scala europea, basato su formazione avanzata, lavoro qualificato e qualità della vita.
Per attrarre investimenti servono regole chiare. L’altro fronte su cui porre l’attenzione è la certezza delle procedure, elemento centrale del cosiddetto rule of law che è uno dei requisiti chiave dell’attrattività di ogni sistema. Nel 2024 la città ha attratto 59 nuove multinazionali estere: un buon risultato, ma ancora distante da Londra (297) e Parigi (118). Oggi, il vero incentivo per fare impresa è costituito dalla semplificazione, garanzia che un progetto non si areni nelle maglie della burocrazia normativa. Il sistema sarà davvero competitivo quando saprà dare certezza agli investitori.
Infine, pensare a Milano e alla sua “area vasta” significa pensare a un’Italia interconnessa: i collegamenti tra aree urbane, porti e zone industriali devono essere parte di un’unica visione nazionale. Ogni investimento sulla mobilità milanese deve inserirsi in una rete che rafforzi la logistica tra nord e sud dell’intero Paese.
E poi ci sono le sfide più sensibili, quelle che incidono direttamente sull’attrattività e sull’accoglienza di Milano e dell’Italia: la casa e il lavoro. Il costo dell’abitare, soprattutto nel capoluogo lombardo, è una fragilità crescente. La priorità dello sviluppo urbano è quella di allineare domanda e offerta, in questo senso, il Piano Casa del Comune è un primo segnale positivo nella direzione auspicata da Confindustria.
La scarsa produttività che incide sulle retribuzioni – con l’IA che può giocare un ruolo decisivo -, l’alto costo del lavoro sono problematiche che si riflettono sull’attrattività dei talenti. Oggi Milano è solo 59esima al mondo. Trattenere studenti internazionali, valorizzare i giovani e rendere la città un hub per l’innovazione sono sfide irrinunciabili che vanno affrontate con un vero patto pubblico-privato.
Milano è senza dubbio un traino dell’economia nazionale, ma non corre da sola: il suo sviluppo è connesso alla forza di un sistema produttivo che attraversa tutta l’Italia. È da questo intreccio che viene accelerata la competitività. La coesione tra territori rappresenta un vero e proprio asset economico: dobbiamo costruire un paese in cui ogni impresa, ovunque si trovi, possa accedere a servizi, formazione infrastrutture adeguate. Come uomini e donne di impresa, siamo pronti a fare la nostra parte: solo lavorando congiuntamente – istituzioni, aziende, università, società civile – potremo affrontare le grandi sfide di oggi e superare quelle di domani, vedendo valorizzati sui mercati internazionali i traguardi raggiunti.
Emanuele Orsini, Presidente di Confindustria
Alvise Biffi, Presidente di Assolombarda
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