Centro Studi Confindustria (ottobre 2025): Pil italiano rivisto al ribasso al +0,5% nel 2025, lieve accelerazione al +0,7% nel 2026
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Rapporto di Previsione Centro Studi Confindustria - ottobre 2025
Lo scenario globale si caratterizza per una diffusa instabilità economica e politica, in cui si inserisce il raffreddamento del commercio mondiale. L'economia USA mostra primi segnali di frenata e nel 2025-2026 il Pil è atteso proseguire su ritmi inferiori al +2%. Per l’Eurozona si prevede un biennio di crescita moderata e anche per l'Italia le prospettive rimangono modeste.
Italia: contributo positivo dagli investimenti, debole dai consumi delle famiglie e negativo dalle esportazioni
All’interno di un quadro globale complesso, la crescita dell’economia italiana resterà bassa nell’orizzonte di previsione, sostenuta prevalentemente dagli investimenti (il PNRR si dirige verso la scadenza), in minor misura dai consumi delle famiglie, mentre contribuiranno negativamente le esportazioni. Secondo lo scenario del Centro Studi Confindustria, l’espansione di Pil sarà di un contenuto +0,5% nel 2025 (in primavera la previsione era +0,6%), per poi accelerare lievemente al +0,7% nel 2026. La dinamica dell’anno in corso è frenata in particolare dalla stazionarietà nel 2° trimestre 2025, quando l’economia nazionale ha segnato un -0,1% a causa della caduta delle vendite verso l’estero.
La crescita dell’export di beni e servizi, già debole nel biennio passato, si attesterà su variazioni vicine allo zero nel 2025-2026 (+0,2% e +0,1%), a causa delle barriere tariffarie USA, della domanda europea ancora debole e del rafforzamento dell’euro. Le importazioni, invece, saranno in aumento (+2,1% nel 2025 e +1,7% nel 2026).
Guardando ai macro-settori, l’industria italiana ha visto una ripartenza nel 1° trimestre 2025, ma ha poi rallentato già nel 2°, fornendo quindi un quadro incerto, pur con una marginale risalita degli ordini interni. Il Centro Studi Confindustria prevede una crescita del valore aggiunto dell’industria pari al +1,0% nel 2025 e al +0,4% nel 2026, anno in cui si esauriranno gli effetti degli incentivi agli investimenti e si attenuerà l’impatto positivo dei minori tassi.
I servizi privati sono rimasti praticamente fermi nella prima metà del 2025 e non si intravede una ripresa significativa a breve: il valore aggiunto del settore è previsto crescere in misura marginale nel 2025 (+0,2%) e a un ritmo un po' più deciso nel 2026 (+0,6%).
Le costruzioni hanno trainato l’economia nei primi sei mesi del 2025 e dovrebbero continuare a beneficiare delle risorse del PNRR e di prestiti bancari meno onerosi: il valore aggiunto del settore è atteso aumentare del +3,1% nell’anno in corso e del +1,4% nel 2026.
Nel 2025 gli investimenti fissi costituiranno la componente di domanda più robusta, con un’espansione del +3,0% che segue il debole +0,5% nel 2024; si attende poi un rallentamento al +1,9% il prossimo anno. Tra gli elementi alla base di questi incrementi c’è la dinamica dei prestiti bancari, tornata in territorio positivo negli ultimi mesi e attesa rafforzarsi in prospettiva: i minori tassi hanno consentito la risalita della domanda di credito da parte delle imprese, in particolare delle richieste per finanziare gli investimenti fissi.
Al contempo, i consumi delle famiglie italiane sono attesi aumentare del +0,5% nel 2025 e del +0,7% nel 2026: si tratta di variazioni contenute, spiegate dall’alta propensione al risparmio generata anche dal clima di constante incertezza.
Fronte mercato del lavoro, nel 2025 l’occupazione è prevista continuare a crescere più del PIL (ULA al +0,9%), ma rallenterà nel 2026 (+0,5%), e il tasso di disoccupazione è atteso al 6,0% nell’anno in corso e al 5,8% nel prossimo.
Commercio mondiale: sentiero di crescita moderata
Lo scenario internazionale è instabile e l’aumento delle barriere tariffarie pesa sulle prospettive degli scambi globali. Il commercio mondiale ha accelerato nel 1° trimestre 2025 per effetto dell’anticipazione delle esportazioni attuata per timore dei futuri dazi doganali, ma ha poi sperimentato una frenata nel 2° trimestre per l’esaurirsi degli effetti di frontloading delle vendite verso gli Stati Uniti e a causa di una domanda nel complesso ancora debole.
Il Centro Studi Confindustria stima, quindi, che il commercio mondiale crescerà del +2,8% nel 2025, per poi decelerare al +1,2% nel 2026, posizionandosi su un sentiero di incrementi moderati anche nel lungo periodo, dove si intravedono rischi al ribasso legati soprattutto a un eventuale inasprimento della contrapposizione tra blocchi geo-politici e geo-economici.
USA: Pil in frenata al +1,7% nel 2025 e + 1,6% nel 2026
Il Pil degli USA è previsto espandersi del +1,7% nel 2025 e del +1,6% nel 2026, in frenata rispetto al +2,8% del 2024. L’atteso rallentamento dell’economia statunitense trova elementi nei segnali congiunturali: la produzione industriale ha avviato il 3° trimestre 2025 con un lieve calo (-0,1%), gli indicatori di fiducia segnalano debolezza e l’incremento del numero di occupati si è ridotto dai +333 mila di inizio anno ai +101mila tra luglio e agosto. Al contempo, la Federal Reserve, dopo otto mesi di pausa, ha ripreso a settembre 2025 i tagli dei tassi ufficiali, pur rimanendo su livelli restrittivi e con tempistiche di ulteriore allentamento della politica monetaria rese incerte da aspettative di inflazione superiori al target del 2,0%. Già ad agosto si segnalano pressioni interne sui prezzi (+2,9% annuo e indice core +3,1%) legate alla tenuta dei consumi delle famiglie e alle ripercussioni domestiche dei dazi USA.
Eurozona: prospettive deboli, con PIL +1,2% nel 2025 e +1,1% nel 2026
Le previsioni di crescita del PIL dell’Eurozona si mantengono su livelli contenuti, al +1,2% nel 2025 e al +1,1% nel 2026. L’accelerazione dell’anno in corso rispetto al +0,9% del 2024 è dovuta soprattutto alla decisa espansione del 1° trimestre, influenzata dall’anomalo andamento dell’Irlanda, mentre sul 2026 incide lo stimolo atteso dagli investimenti nei settori collegati alla difesa. L’inizio del 2025 ha anche giovato dell’effetto frontloading delle esportazioni verso gli USA, con la produzione industriale aumentata del +1,9% congiunturale tra gennaio e marzo, ma poi in calo del -0,3% in primavera; nei due trimestri, le variazioni tendenziali sono comunque positive, risultando in controtendenza rispetto alle flessioni di fine 2024. Un ulteriore timido segnale di ripartenza della manifattura è fornito dall’S&P Manufacturing PMI, che, dopo un 2024 debole, ha avviato nel 2025 un lento percorso di avvicinamento verso la soglia di espansione, complici gli ordini di acquisto interni in lieve aumento (ma ancora deboli) che sembrano sopperire alla riduzione di domanda estera.
Guardando alle dinamiche dei prezzi, le aspettative di inflazione nell’Eurozona sono di complessiva stabilità intorno a target del +2,0% e, in assenza di ulteriori shock, non si intravedono ulteriori correzioni di politica monetaria da parte delle BCE. Anche le attese dei mercati finanziari sono coerenti con tassi fermi nell’orizzonte di previsione.
Il report completo è disponibile al link.
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