Smart working in numeri - 2022

I dati quantitativi sul fenomeno a livello nazionale, internazionale e territoriale

Secondo Eurostat in Italia nel 2022 la percentuale di occupati tra i 15 e i 64 anni che svolgono il proprio lavoro occasionalmente o abitualmente da casa è pari al 12,2% (corrispondente a 2,734 milioni di lavoratori), agli ultimi posti tra i 27 Paesi UE e inferiore rispetto alla media europea del 22,4%. La quota di lavoratori interessata è tuttavia aumentata sensibilmente rispetto al 4,6% del periodo pre pandemico (media 2019), anche se è in calo rispetto ai picchi del 2020 (13,6%) e del 2021 (14,8%).

Incidenza lavoratori da casa sul totale degli occupati (Eurostat, 2022)

imm1 - smart w corretta

L’Osservatorio sullo Smart working del Politecnico di Milano, stima un tasso di diffusione (ovvero la percentuale di aziende che hanno introdotto lo smart working) nel settore privato del 48% nelle PMI (10-250 addetti). Tale percentuale raggiunge il 91% nella Grandi Imprese (oltre i 250 dipendenti) e si colloca al 67% nella Pubblica Amministrazione.

Una survey di Assolombarda su 200 associate ha rilevato, nel territorio di competenza dell’associazione (Milano, Monza, Lodi e Pavia), la presenza di smart working nel 60% delle aziende che hanno partecipato all’Indagine sul Lavoro; i lavoratori che, in queste aziende, nel 2022 hanno svolto (almeno saltuariamente) lavoro da remoto rappresentano il 50% del totale dei dipendenti (1) (nel periodo pre Covid era il 15%).

Con riferimento alla Città metropolitana di Milano, la diffusione sale al 64% delle aziende e all’89% nel solo Comune di Milano, una quota di aziende doppia rispetto a prima della pandemia (nel 2019 era del 33%).

Dalla verifica di pro e contro collegati allo smart working, condotta dall’Indagine sul Lavoro tra le aziende associate che lo hanno già effettivamente introdotto, emergono valutazioni ampiamente positive: l’80% ha concretamente sperimentato vantaggi (la possibilità di attrarre e fidelizzare risorse strategiche in primis), solo il 30% segnala ricadute negative. Dalle indicazioni raccolte si deduce che  andrebbe considerata con più attenzione la creazione di aree di conflitto tra lavoratori eligibili e non, il cui impatto sembra eccessivamente sottovalutato in fase di progettazione, rispetto alla rilevanza che dimostra quando lo strumento viene concretamente introdotto.



(*) Rapportato ai soli dipendenti, la  quota di smart worker per l'Italia nel 2022 salirebbe a 15,3% dal 12,2%.

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