Booklet Economia - Sentiment e Materie prime: Economia in tenuta nel 2025 e attese di ripartenza nel 2026 dalle imprese di Milano, Lodi, Monza Brianza, Pavia. Segnali positivi da inflazione e prezzi di materie prime in calo e prestiti bancari in ripresa

Il sentiment delle imprese nel Nord-ovest e nel Quadrilatero di Assolombarda e l'andamento delle commodities

L’economia lombarda si appresta a chiudere il 2025 in sostanziale tenuta, con indicazioni delle imprese meno fosche rispetto ai forti timori di inizio anno alimentati dagli annunci sui dazi americani. La debolezza della domanda rimane, tuttavia, la primaria criticità soprattutto per la manifattura ma anche per i servizi di mercato. Gli indicatori più recenti rilevano comunque una leggera risalita della fiducia delle imprese sulle prospettive, sollevata da attese di ordini più favorevoli per i prossimi tre-quattro mesi: la ripartenza da tempo auspicata e finora posticipata è attesa manifestarsi dall’inizio del 2026. Tra i fattori che indicano a favore di un riavvio ci sono il calo dell’inflazione e dei costi di diverse materie prime, così come una timida ripresa dei prestiti e della domanda di credito da parte delle imprese.

Il sentiment delle imprese di Assolombarda

La situazione economica lombarda sul finire del 2025 è attesa rimanere stazionaria rispetto al periodo precedente da ben la metà delle imprese associate di Assolombarda rispondenti alla flash survey condotta a fine ottobre. Il 26% degli intervistati prefigura un peggioramento e il restante 23% indica un’evoluzione in positivo. Facendo un bilancio complessivo dell’intero 2025, le imprese delineano un contesto regionale inasprito (34%) o tutt’al più stabile (39%) rispetto all’anno precedente, mentre solo un quarto riporta uno scenario più favorevole. Rispetto al sondaggio condotto in aprile, è calata la quota di chi indica un peggioramento (era al 46% subito dopo l’annuncio dei dazi), in linea con la tenuta superiore alle attese sperimentata dall’economia lombarda che si evince dai dati disponibili a consuntivo. A livello settoriale, le imprese dei servizi mostrano un orientamento più positivo rispetto all’industria: un 2025 migliore dell’anno precedente è indicato dal 37% del terziario a fronte del 17% della manifattura. Anche tra i servizi c’è, comunque, una buona parte di rispondenti (29%) che riporta uno scenario regionale deteriorato, in linea con il rallentamento del settore osservato tra la primavera e l’estate.

In prospettiva, per l’avvio del 2026 il sentiment più diffuso rimane orientato alla stabilità (49% del campione), ma le proiezioni per il complesso del prossimo anno sono decisamente più favorevoli rispetto al 2025: prevalgono ancora le attese di invarianza (44% dei rispondenti), ma sale in modo deciso la percentuale di imprese che stima un miglioramento (al 35% dal 25% relativo all’anno in corso) e si ridimensiona la quota di chi prevede un peggioramento (al 17% dal 34%).

Il clima di fiducia nel Nord-ovest

Le indicazioni raccolte presso le imprese sono coerenti con le nostre previsioni a livello macro, che stimano un’accelerazione della crescita di Pil regionale dal +0,5% al +0,8% nel prossimo anno, pur rimanendo su un ritmo piuttosto contenuto e soggetto a incertezza. Il 2026 pare, quindi, delinearsi come l’anno in cui si materializzerà la ripartenza attesa da tempo ma finora rimandata. Le incognite principali rimangono l’effettivo impatto delle nuove politiche commerciali statunitensi e i tempi di avviamento dell’ingente piano di investimenti tedesco, che all’orizzonte rappresenta il più consistente impulso potenziale alla domanda sui mercati interni europei. 

Ulteriore riscontro emerge dalle indagini qualitative di Istat. Il clima di fiducia delle imprese manifatturiere nel Nord-ovest evidenzia, infatti, un sentiment corrente ancora piuttosto fiacco ma con prospettive di dinamicità nel prossimo futuro. A ottobre, ultimo mese disponibile, l’indice rimane, infatti, invariato rispetto al mese precedente. I livelli degli ordinativi in portafoglio sono ancora estremamente bassi e in calo rispetto ai mesi precedenti, sia sul fronte interno che estero, e parallelamente aumentano le giacenze in magazzino; nel breve periodo le imprese si attendono, però, una crescita degli ordini e una (parziale) risalita della produzione, sebbene ancora su saldi negativi. Lo scenario italiano è simile e, nel confronto europeo, rimane stabile anche la Spagna, mentre cresce la fiducia dell’industria tedesca, grazie a previsioni di produzione al rialzo per il secondo mese consecutivo, così come quella francese. Relativamente agli ostacoli fronteggiati dall’industria, soprattutto, si evidenzia una persistente insufficienza di domanda, indicata come criticità alla produzione dal 27% delle imprese manifatturiere del Nord-Ovest.

Per quanto riguarda il terziario, a ottobre la fiducia nel Nord-ovest scende rispetto al mese precedente, sintetizzando giudizi sull’andamento dell’azienda ancora favorevoli ma ridimensionati e un calo della domanda, su saldi inferiori allo zero ormai da inizio anno, riflettendo l’attuale rallentamento del comparto. Per i prossimi tre-quattro mesi, le imprese del terziario hanno attese di domanda più positive, a indicare che per l’avvio 2026 si aspettano una ripresa di velocità. Ampliando il confronto, una discesa recente della fiducia interessa anche l’Italia e la Francia, mentre l’indicatore sale in Germania grazie a una crescita della domanda sia nel presente sia in prospettiva.

Elemento che accomuna manifattura e servizi di mercato è la scarsità di manodopera, segnalata come ostacolo dal 5,0% delle imprese manifatturiere e dal 10% delle imprese del terziario nel Nord-Ovest (quasi il doppio della media 2015-2024). Questo freno interessa anche il territorio del Quadrilatero di Assolombarda, dove, secondo l’indagine Excelsior, tra luglio e settembre quasi il 44% delle figure professionali ricercate è risultata di difficile reperimento.

Portando, infine, l’attenzione al sentiment dei consumatori, a ottobre l’indice sale sia nel Nord-ovest sia nella media italiana, con le famiglie che riportano un miglioramento del clima personale ed economico, così come un’evoluzione favorevole interessa i giudizi sul contesto corrente e futuro.

Focus prestiti alle imprese

L’evoluzione dei prestiti in Lombardia ha mostrato un andamento piatto nella prima metà del 2025, segnale parzialmente positivo in quanto fa seguito a diversi trimestri di contrazione. Anche i dati preliminari di agosto proseguono su questo solco ed evidenziano un allineamento della dinamica nazionale, finora più negativa. Dall’Indagine sul credito bancario condotta da Banca d’Italia, i segnali di possibile ripresa del credito si legano a un lieve incremento di domanda da parte delle imprese.

La recente stabilizzazione dei prestiti bancari sintetizza un’inversione di tendenza tra settori. Il credito ai servizi è diminuito nel secondo trimestre 2025 su base annua, proseguendo sul trend di rallentamento avviatosi da metà del 2024 dopo diversi trimestri di dinamiche incrementali. Al contrario, sono aumentati i prestiti all’industria, cresciuti su base annua nella prima metà del 2025, dopo una fase di contrazione che si protraeva dall’estate del 2022.

Focus prezzi e materie prime

Nel terzo trimestre 2025 l’inflazione in Lombardia si è confermata sotto al 2% e, in particolare, a settembre i prezzi al consumo sono risultati più alti dell’1,4% rispetto a un anno prima, a fronte di un +1,6% a livello nazionale. Lo stesso incremento ha interessato Milano, mentre più contenuti sono gli aumenti registrati a Pavia (+1,2%) e a Lodi (+0,8%).

Un quadro tutto sommato stabile emerge anche dal monitoraggio dei prezzi finanziari delle materie prime. Da un lato, le quotazioni dei beni energetici sono tendenzialmente stazionarie o addirittura in discesa. Il petrolio, nonostante una marcata volatilità nel breve termine, prosegue lungo un trend decrescente: il costo medio a ottobre è stato di 64,0 $/barile, in calo sia su base mensile (-5,4%) che annua (-15,3%) grazie a prospettive deboli per la domanda e a incrementi di produzione da parte dell’Opec+. Più stabile è stata la quotazione del gas naturale europeo, che da fine giugno si è mantenuta tra i 30 e i 35 €/MWh: il prezzo di ottobre risulta così inferiore di oltre il 20% rispetto a un anno fa. I livelli di costo relativamente bassi sono il risultato di una forte espansione nella produzione di gas a livello globale e del clima piuttosto mite rispetto al solito. Anche il prezzo dell’energia elettrica in Italia si è mantenuto all’incirca sugli stessi livelli tra giugno e ottobre, pur rimanendo ancora ampio il differenziale rispetto ai principali benchmark europei: il prezzo dell’elettricità italiana a ottobre è stato superiore del 93% alla Francia, del 47% alla Spagna e del 32% alla Germania.

Dall’altro lato, si evidenziano rincari per alcuni metalli non ferrosi, in primis il cobalto (+30,2% negli ultimi tre mesi), e a ottobre le quotazioni di oro e argento hanno raggiunto nuovi massimi, spinte dal clima di incertezza sull’economia americana anche per via dello shutdown del governo federale, oltre che dagli ingenti acquisti di oro delle banche centrali.

Infine, il costo dei noli navali, pari a 1.480 €/40-ft Container a ottobre, ha registrato ribassi per 17 settimane consecutive, a causa dei dazi e dei timori sulle prospettive del commercio globale, per poi risalire debolmente, stabilizzandosi da metà ottobre su livelli comunque inferiori del 50,4% rispetto a un anno fa.

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