The Global Competitiveness Report 2015-2016

Rapporto annuale del World Economic Forum sulla competitività globale

Il World Economic Forum ha presentato il Global Competitiveness Report 2015-2016 che analizza la competitività di 140 Paesi attraverso il Global Competitiveness Index, costruito su 12 parametri principali: istituzioni, infrastrutture, contesto macroeconomico, sanità ed educazione primaria, educazione superiore e formazione, efficienza del mercato del lavoro, efficienza del mercato dei beni, grado di sviluppo del mercato finanziario, capacità tecnologica, dimensione del mercato, complessità del settore business e innovazione.

L’Italia balza al 43° posto dal 49°dello scorso anno, in risalita di 6 posizioni rispetto all’anno scorso ma ancora molto distante dal 4° posto tedesco. Anche Francia e Spagna si classificano più in alto rispetto all’Italia, rispettivamente in 22° e 33° posizione.

Per l’Italia, i principali freni alla competitività sono:

  • la ridotta efficienza del mercato del lavoro, nonostante un miglioramento di 10 posizioni rispetto al rapporto dello scorso anno;
  • l’elevata pressione fiscale;
  • lo scarso sviluppo del mercato finanziario, inteso soprattutto come difficile accesso al credito e scarsa accessibilità al venture capital.
  • la criticità dello scenario macroeconomico;
  • il funzionamento delle istituzioni.

 

Tra i punti di maggior forza spiccano invece:

  • la dimensione del mercato, sia interno sia estero, per le imprese;
  • la salute e l’educazione primaria;
  • la qualità delle infrastrutture;
  • la sofisticatezza del business, intesa come quantità e qualità dei fornitori, ampiezza della value chain, ecc. La sofisticatezza del business include lo sviluppo delle reti di impresa, dove l’Italia si posiziona al 4°, superata da Emirati Arabi Uniti, USA e Germania.

 

L’Italia balza al 43° posto dal 49°dello scorso anno su 140 Paesi, ma resta distante da Germania, Francia e Spagna

L’Italia si colloca al 43° posto su 140 Paesi esaminati, in risalita di 6 posizioni rispetto all’anno scorso ma ancora molto distante dal 4° posto tedesco. Anche Francia e Spagna si classificano più in alto rispetto all’Italia, rispettivamente in 22° e 33° posizione.

 

Per l’Italia, i principali freni alla competitività sono:

ü la ridotta efficienza del mercato del lavoro (126° posto su 140), nonostante un miglioramento di 10 posizioni rispetto al rapporto dello scorso anno;

ü l’elevata pressione fiscale (129°);

ü lo scarso sviluppo del mercato finanziario (117°), inteso soprattutto come difficile accesso al credito e scarsa accessibilità al venture capital.

ü la criticità dello scenario macroeconomico (111°);

ü il funzionamento delle istituzioni (106°).

Tra i punti di maggior forza spiccano invece:

ü la dimensione del mercato, sia interno sia estero, per le imprese (12°);

ü la salute e l’educazione primaria (26°);

ü la qualità delle infrastrutture (26°);

ü la sofisticatezza del business, intesa come quantità e qualità dei fornitori, ampiezza della value chain, ecc. (24° posto). La sofisticatezza del business include lo sviluppo delle reti di impresa, dove l’Italia si posiziona al 4°, superata da Emirati Arabi Uniti, USA e Germania.

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