Il lavoro a Milano - 2014

Rapporto annuale di Assolombarda-CGIL-CISL-UIL che analizza la realtà economico-produttiva milanese al fine di fornire indicazioni utili a stimolare l'azione delle istituzioni

Cos’è “Il lavoro a Milano”

E’ disponibile lo studio Assolombarda-CGIL-CISL-UIL “Il lavoro a Milano”, analisi della realtà economico-produttiva milanese svolta ogni anno congiuntamente da Assolombarda-CGIL-CISL-UIL attraverso una lettura condivisa dei dati, al fine di fornire indicazioni utili a stimolare l’azione delle istituzioni. La nona edizione contiene diverse novità: nella prima parte, dove sono stati raggruppati tutti i dati di fonte ufficiale, il monitoraggio è stato esteso ai 4 motori d’Europa (Bayern, Baden-Württemberg, Rhône-Alpes e Cataluña); la seconda parte, invece, contiene i dati originali elaborati da fonte Assolombarda, Cigl, Cisl e Uil con l’obiettivo di descrivere le caratteristiche della forza lavoro nelle imprese dell’area milanese.

Forze lavoro, occupazione e disoccupazione

La quota di popolazione attiva (che include chi ha un lavoro e chi lo sta cercando) e la quota di occupati a Milano e in Lombardia sono molto più elevate della media del nostro Paese, ma ancora lontane da quelle delle regioni europee con cui ci confrontiamo. In particolare, il tasso di attività in Lombardia è del 70,7%, quasi 10 punti percentuali in più rispetto alla media italiana e 10 punti percentuali in meno rispetto alla regione tedesca del Bayern. L’occupazione lombarda ha interrotto la sua discesa, ma i segnali di un’inversione di tendenza sono ancora molto timidi. Anche sul fronte della disoccupazione, il quadro lombardo è migliore di quello italiano (il tasso di disoccupazione è pari all’8,4% in Lombardia e al 12,7% in Italia), ma in un confronto europeo la Lombardia ha un tasso doppio rispetto a quello delle regioni tedesche.

Una generazione in difficoltà: disoccupazione giovanile e Neet

Nel 2014, la disoccupazione giovanile - che include la fascia di giovani tra i 15-24 anni che cercano lavoro - in Lombardia ha superato il 30% e non sembra voler scendere, mentre in Italia il tasso si trova oltre il 40%. La difficoltà nella transizione dalla scuola al lavoro sfocia nel fenomeno dei Neet (Not in Education, Employment or Training) che risultano essere il 16,1% in Lombardia, una percentuale che è inferiore solo alla Cataluña (18,4%).

I fattori di produttività: qualità del capitale umano, presenza femminile e tempo lavorato

Precondizione perché l’occupazione finalmente torni ad aumentare è la crescita e, a favore dello sviluppo, Milano e Lombardia possono contare su un virtuoso “ecosistema” in cui sono inserite. Un ruolo di primo piano è giocato dalle 13 prestigiose università presenti sul territorio lombardo che offrono alle nostre imprese una forza lavoro di grande qualità. Un altro punto di forza di questo territorio è la presenza delle donne, in particolar modo tra le figure direttive: il 30% dei quadri e il 18% dei dirigenti è donna.
Il tempo lavorato è un altro fattore determinante della produttività. Oltre al tasso di assenza (5,9% per le imprese milanesi) limitato, è molto positivo il costante calo degli infortuni, che in Lombardia si sono ridotti del 40% negli ultimi 6 anni. Molto più degli infortuni, sul tempo lavorato in questi anni di crisi ha inciso il ricorso agli ammortizzatori sociali: in Lombardia dal 2009 al 2014 sono state autorizzate 1,6 miliardi di ore di Cig.

Retribuzioni e costo del lavoro

In questi anni, salari e stipendi hanno guadagnato potere d’acquisto: a fronte di un incremento dei prezzi del 15%, tra il 2006 e il 2014 le retribuzioni in Italia sono aumentate del 27% e il gap si sta ampliando ulteriormente con l’attuale deflazione. Una conferma viene dai dati delle imprese milanesi, anche se in termini più contenuti: a fronte del 14% di inflazione, le retribuzioni di fatto sono aumentate del 20%.
Nelle retribuzioni di fatto sono considerati anche i premi in forma variabile, efficace incentivo per accrescere la produttività. Nell’area milanese, dal 2014, l’incidenza dei premi sui soli beneficiari ha raggiunto il 5,2%, mentre nel 2006 sfiorava appena il 3%.
Tra le retribuzioni e il costo del lavoro si inserisce il cuneo fiscale che misura la pressione fiscale sul lavoro: nel confronto tra stati europei, è la Germania a registrare il cuneo più ampio in rapporto alla retribuzione netta (197, fatto 100 l’importo che il lavoratore trova in busta paga). La Spagna è il paese più competitivo da questo punto di vista (169), mentre Italia e Francia sono appaiate a quota 193.

Costo del lavoro per unità di prodotto (Clup)

Il Clup, ovvero il costo del lavoro per unità di prodotto, è un sofisticato rilevatore di competitività di un Paese visti i benefici che si possono trarre dalla capacità di produrre ricchezza a costi unitari inferiori. Tra il 2000 e il 2011, il Clup dell’industria lombarda è aumentato del 14%, un risultato dovuto alla produttività stagnante in un decennio di “crescita zero”: il gap accumulato con il Bayern, che nel frattempo ha fatto segnare un -20%, è di 30 punti percentuali.

Contatti

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