Analisi

Analisi Centro Studi Assolombarda

19-10 - Il rallentamento della domanda allenta le tensioni, ma i prezzi restano eccezionalmente alti

Nelle ultime settimane, il prezzo del gas in Europa e quello dell’elettricità in Italia sono diminuiti rapidamente, per effetto della riduzione della domanda, ma permangono su livelli ancora storicamente elevati: dieci volte il pre Covid il primo, oltre quattro volte il secondo. Prosegue la salita di mais, frumento e olio di soia, e tra i metalli restano alte le pressioni di prezzo per nichel e cobalto, e si registra un consistente aumento del molibdeno, materia prima strategica nella transizione energetica. La riduzione della domanda incide anche sui costi della logistica, con gli indici globali dei noli marittimi in calo, ma ancora 2-3 volte superiori ai livelli al pre Covid.

Nel corso di settembre e nella prima metà di ottobre le quotazioni del gas naturale europeo sono diminuite rapidamente, toccando i 113,22 €/MWh il 18 ottobre, dai 200 €/MWh che ancora si registravano a fine settembre. Le tensioni sul mercato del gas in Europa sono contenute da una diminuzione della domanda, per effetto delle temperature miti e della riduzione di attività dei settori più energivori. Tuttavia, il livello è ancora molto elevato, pari a oltre dieci volte il pre Covid. Anche il prezzo dell’energia elettrica in Italia è in calo, attestandosi a 215,26 €/MWh il 18 ottobre, ma si conferma anche particolarmente volatile (da un minimo di 184,48 €/MWh a un massimo di 350,46 €/MWh nelle sole prime due settimane di ottobre).

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15.09 - Un settembre ancora molto caldo per le materie prime

Nelle ultime settimane l’evoluzione delle quotazioni delle materie prime ha seguito una duplice tendenza. Il gas e il conseguente prezzo dell’energia elettrica continuano, infatti, a registrare aumenti abnormi con oscillazioni estremamente consistenti e strettamente legate al conflitto. Le altre materie prime riflettono incrementi comunque straordinari rispetto al pre covid, sebbene meno sproporzionati, e di recente si rileva un nuovo apprezzamento di alcune materie.

Le tensioni geopolitiche hanno spinto il gas naturale su nuovi massimi storici ad agosto (339,2 €/MWh il 26 agosto, circa 30 volte il prezzo pre Covid a 11,2€/MWh), trascinando su livelli eccezionalmente elevati anche il prezzo dell’energia elettrica. Negli ultimi giorni, sulla notizia di possibili interventi di emergenza a livello europeo, le quotazioni del gas hanno ritracciato, pur rimanendo straordinariamente alte: i 191 €/MWh del 12 settembre sono pari a circa 17 volte il prezzo medio di gennaio 2020.

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15.06 - Materie prime: verso un nuovo scenario di prezzi elevati e crescente volatilità

La corsa delle quotazioni delle materie prime è entrata in una nuova fase: i livelli restano elevati, sebbene inferiori ai picchi innescati dalla guerra, ma soprattutto cresce la volatilità e con essa la complessità di gestione per le imprese.

I prezzi si posizionano in media su livelli significativamente elevati rispetto al pre Covid, nonostante la riduzione (in taluni casi anche consistente) dai picchi del recente passato. Di conseguenza, permangono forti pressioni sui margini delle imprese e sono, in particolare, i beni energetici a mostrare gli aumenti più consistenti: +647% il gas naturale e +104% il petrolio Brentrispetto a gennaio 2020, come risultato del doppio shock della ripresa post Covid e dell’invasione russa in Ucraina.

Anche le altre materie prime si caratterizzano per prezzi decisamente più alti rispetto al pre pandemia, spiccano in particolare il +337% del fertilizzante a base di urea e nitrato di ammonio, il +112% del mais e il +82% dell’acciaio.

A ciò si aggiunge una elevata e diffusa volatilità sui mercati delle commodity che rappresenta un ulteriore elemento di complessità nella gestione degli approvvigionamenti e del magazzino.

Inoltre, l’apprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro impatta sui costi di approvvigionamento delle imprese italiane ed europee, considerato che la maggior parte delle commodities è contrattata in valuta statunitense e che il tasso di cambio ora a 1,04 €/$ era 1,21 €/$ a gennaio 2021.

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25.05 - Il conflitto toglie slancio alla crescita del manifatturiero: +1,5% il fatturato a prezzi costanti atteso per il 2022

Dopo un 2021 estremamente positivo per il manifatturiero italiano …

Secondo l’ultimo ‘Analisi Settori Industriali’ di Prometeia-Intesa Sanpaolo, dopo -9,1% nel 2020, il fatturato manifatturiero a prezzi costanti segna +16,0% nel 2021, ripianando più velocemente dei partner europei le perdite causate dal Covid. Il fatturato industriale italiano è così già a fine 2021 del +5,4% sopra i livelli 2019 e supera la soglia record di 1.000 miliardi di euro grazie soprattutto al traino degli investimenti, specialmente in costruzioni e del commercio estero.

La veloce ripresa del fatturato ha sostenuto anche la redditività: il ROI è stimato aver chiuso l’anno 6,3% a solo 1,3 punti percentuali dal livello nel 2019 (per confronto, durante la crisi finanziaria del 2008-2009 il ROI accusò una flessione di 4 punti).

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07.05 - L’impatto sulle prospettive di crescita della Lombardia

La guerra esacerba tensioni e incertezza, e il quadro economico appare sempre più composito, incrociando aspetti critici con elementi in controtendenza o comunque di complessa lettura. La durata e l’intensità delle pressioni sull’offerta (fiammata dei prezzi di molte commodity, spinte inflazionistiche, difficoltà delle catene del valore a riorganizzarsi a livello globale, pandemia), unitamente a come reagirà la domanda, sono i fattori principali che oggi e in prospettiva possono gettare ulteriore sabbia negli ingranaggi della crescita.

Tutti questi elementi ci portano a rivedere decisamente al ribasso le previsioni di crescita del PIL lombardo nel 2022: dal +4% atteso a inizio anno al +2,6% secondo lo scenario aggiornato (di fonte Prometeia), quindi con lo shock congiunto prezzi-guerra che comporta un taglio di 1,4 punti percentuali alla crescita regionale per l’anno in corso. Nonostante questa importante revisione, la Lombardia dovrebbe comunque riuscire a colmare il divario con il pre Covid entro quest’anno, in anticipo rispetto all’Italia che posticipa al 2023.

In Lombardia al recupero del PIL non corrisponde tuttavia una ripresa altrettanto rapida dell’occupazione, che è attesa ritornare sui livelli del 2019 non prima del 2023 (stime Prometeia). Alla fine di quest’anno saranno ancora 76 mila gli occupati lombardi in meno rispetto al 2019.

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20.04 - Conflitto Russia-Ucraina: il rialzo delle materie prime

L’impatto della guerra in Ucraina sui prezzi delle materie prime continua ad essere intenso e diffuso. In particolare, gli effetti sono consistenti per il prezzo del frumento, il cui incremento dal pre Covid (+98% il 19/04) è spiegato per quasi due terzi (63%) dai rincari registrati dopo l’inizio della guerra (Grafico 1). Anche gli aumenti delle quotazioni di nichel e zinco (+154% e +96% dal pre Covid) sono da imputare per circa la metà al periodo post-conflitto. Per olio di semi di girasole, acciaio, mais e petrolio la guerra incide per il 46-40% dei rincari di queste materie prime: +151% olio di semi di girasole rispetto a prima della pandemia, +217% acciaio, +113% mais, +72% petrolio brent.

Il gas naturale europeo è tra le materie prime che evidenzia l’aumento delle quotazioni più elevato dal pre Covid (+740% il 19/04) e tale incremento è spiegato per circa un quinto (22%) dagli aumenti registrati dopo lo scoppio del conflitto armato. Altro rialzo importante è quello del fertilizzante urea e nitrato di ammonio (+388% dal pre Covid), di cui il 16% è stato registrato dopo l’inizio della guerra.

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05.04 - Conflitto Russia-Ucraina: l’impatto sulle prospettive di crescita dell’Italia

Il conflitto tra Russia e Ucraina sottrae alla crescita dell’economia italiana tra 1,2 e 2,2 punti percentuali, portando il PIL del 2022 dal +4% stimato in precedente a sotto al 3%, o addirittura al 2%, a seconda delle stime. La forbice di previsione rimane ampia a causa dell’estrema incertezza che continua a caratterizzare lo scenario geopolitico. Si allontana così il recupero dei livelli di attività pre Covid, da questa primavera all’inizio del 2023.
I canali di impatto in azione sono molteplici e sono attesi dispiegare il massimo effetto nella prima metà di quest’anno, nell’ipotesi che il conflitto armato si esaurisca entro tale data: dall’ulteriore rincaro delle commodity energetiche e non che spinge l’inflazione in Italia tra il +5% e il +6% in media annua per il 2022, agli scambi commerciali frenati, alle problematiche nelle catene di approvvigionamento, alla volatilità nei mercati finanziari, agli effetti sulla fiducia.
Tutte le componenti del PIL italiano rallentano nel 2022 e subiscono una revisione al ribasso più forte a causa del mutato contesto: le esportazioni sono attese in deciso rallentamento (+3/+4% circa da +13,3% nel 2021), i consumi delle famiglie italiane si prevedono deboli (+2/+4% circa da +5,2% nel 2021) dopo il già parziale recupero dei valori pre Covid e con disuguaglianze crescenti, gli investimenti delle imprese perderanno vigore (+4,5%/+6% circa da +17% nel 2021) dopo essere stati il traino principale della performance nazionale nel 2021 e aver già superato ampiamente i livelli del 2019.

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29.03 - Conflitto Russia-Ucraina: le tensioni su logistica e materie prime

La guerra in Ucraina ha esacerbato le criticità sulle catene di fornitura originate dalla pandemia, con forti aumenti dei prezzi di alcune materie prime e con crescenti ritardi e rincari della logistica merci che ostacolano la normale operatività delle imprese.

Nel primo trimestre 2022, infatti, più della metà delle imprese manifatturiere del Nord-ovest (51%) ha dichiarato di subire ostacoli alle esportazioni. Tra i principali fattori avversi, emergono i “prezzi e costi” (per il 24% delle imprese) e l’“allungamento dei tempi di consegna” (per il 15%). Inoltre, è aumentata in modo considerevole, dal 8% del quarto trimestre 2021 al 26% del primo trimestre 2022, la quota di imprese che evidenzia “altri fattori” tra i principali ostacoli che condizionano l’export, un incremento almeno in parte riconducibile all’instabilità causata dal conflitto Russia-Ucraina.

Un primo focus riguarda quindi la logistica, sia nei tempi di consegna sia nei costi.

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17.03 - I prezzi delle materie prime a tre settimane dall’inizio del conflitto in Ucraina

A tre settimane dall’inizio del conflitto le imprese continuano ad affrontare i considerevoli rincari delle materie prime per le quali Russia e Ucraina sono importanti fornitori globali, con seri impatti su margini e operatività. Dopo le fiammate dei giorni precedenti, nell’ultima settimana alcune tensioni si sono parzialmente ridimensionate, ma i livelli di tutte le materie si confermano superiori a quelli della prima parte di febbraio 2022 e ancor di più rispetto al pre pandemia.

Spicca su tutti l’aumento dell’energia, con il prezzo del gas naturale europeo che il 16 marzo risulta nove volte quello medio di gennaio 2020 e che spinge al rialzo l’energia elettrica in Italia, oggi quasi 6 volte il valore di inizio 2020. Forti stress si rilevano anche per frumento e mais, entrambi con rincari superiori al +90% e soprattutto pressioni crescenti dal 24 febbraio scorso.

Sul fronte dei metalli, sia acciaio sia nichel proseguono nella corsa al rialzo: +207% il primo rispetto al pre Covid e + 260% il secondo, quest’ultimo in particolare avendo persino registrato alcune sospensioni delle contrattazioni negli ultimi giorni. Rilevanti sono anche gli aumenti di alluminio e ferro, le cui ultime quotazioni si posizionano rispettivamente del +88% e del 60% sopra la media di inizio 2020, mentre il rame evidenzia un complessivo +69%. Infine, il legno è la materia prima con la maggior volatilità nelle ultime settimane e al momento segna un +181% sul pre Covid (avendo toccato punte anche del +260% nel corso di queste ultime tre settimane).

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10.03 - Conflitto Russia-Ucraina: il rialzo delle materie prime
Lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina aggiunge ulteriori tensioni sui mercati delle materie prime, già fortemente sollecitati dai rincari che hanno caratterizzato la ripresa post pandemia.

Con l’inizio del conflitto armato, considerato l’importanza della Russia come fornitore globale di risorse naturali, si assiste a un nuovo shock nei prezzi medi sia delle materie prime energetiche (tra il 24 febbraio e il 9 marzo rispetto alle settimane precedenti di febbraio gas +106%, petrolio +22%), sia delle non-energetiche, in particolare del frumento (+48%), del mais (+16%), del legno (+21%) e di alcuni metalli (tra questi, nichel +40%, acciaio +17%, alluminio +15%).

L’impatto dei rialzi delle quotazioni sulle imprese è ingente: se permangono i prezzi attuali, stimiamo per il 2022 una bolletta energetica pari a 11,5 miliardi di euro per il manifatturiero lombardo, a confronto con i 8,3 miliardi stimati prima della guerra e, soprattutto, con un livello nel 2019 inferiore ai 2 miliardi.

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03.03 - Conflitto Russia-Ucraina: le vulnerabilità possibili per i territori di Milano, Monza e della Brianza, Lodi e Pavia 
Le previsioni  formulate prima del conflitto stimavano un tasso di crescita del Pil lombardo del +4,0% nel 2022, performance che verosimilmente sarà rivista al ribasso, ma è difficile valutare in quale misura (molto dipenderà anche dalle evoluzioni). Sono, comunque, possibili alcune prime valutazioni sulla base dei dati storici e considerata la situazione attuale, in questa seconda nota con un approfondimento sulle province di Milano, di Monza e della Brianza, di Lodi e di Pavia, dove il principale canale di trasmissione è rappresentato dall’import di materie prime energetiche (gas naturale in primis) ma anche, seppur in minor misura, di altre materie prime: metalli non ferrosi, ferro e acciaio per dipendenza diretta a livello italiano e lombardo (cui si aggiungono per specificità produttive provinciali il legno soprattutto a Monza e della Brianza, la chimica in particolare a Lodi); nickel, alluminio e cereali per il peso di Russia e Ucraina nelle forniture mondiali.

Considerando le specializzazioni dei territori, meccanica e chimica sono in tutte le province tra i settori più esposti, con incidenze del mercato russo superiori alla media territoriale (seppur mai superiori al 3%). A Milano e Pavia si aggiunge la moda (con calzaturiero), a Monza altro manifatturiero (inclusi mobili).

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28.02 - Conflitto Russia-Ucraina: i possibili impatti per il nostro territorio
Il conflitto Russia-Ucraina impatterà certamente sugli scenari di crescita della Lombardia, ma è difficile valutare in quale misura (molto dipenderà anche dalle evoluzioni). Sono, comunque, possibili alcune prime valutazioni sulla base dei dati storici e considerata la situazione attuale:

Il principale canale di trasmissione è rappresentato dall’import di materie prime energetiche (gas naturale in primis) ma anche, seppur in minor misura, di altre materie prime (metalli non ferrosi, ferro e acciaio per dipendenza diretta; ma anche nickel, alluminio e cereali per il peso di Russia e Ucraina nelle forniture mondiali).
Lato esportazioni, non emerge un impatto considerevole diretto (i due mercati valgono meno del 2% del totale lombardo, sebbene con qualche differenza tra territori e settori) né indiretto (2,5% del valore aggiunto esportato italiano è destinato alla Russia).
Importanti possono essere le singole esposizioni di aziende, tra le quali certamente quelle delle 740 multinazionali italiane localizzate nei due Paesi.

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